Il panettiere volante

in #adventure5 years ago (edited)

Ape 1.jpg

Faceva il panettiere.
Aveva 18 anni.
Suo padre faceva il panettiere.
Suo nonno faceva il panettiere.
Sua nonna la pasticcera.
Suo bisnonno era nelle vettovaglie dell’esercito, durante la prima guerra mondiale.
Il suo trisavolo era stato cuoco alla corte del re Carlo Alberto.

E Gianni faceva il panettiere o meglio stava imparando.
Intanto faceva il garzone.

Ogni mattina, alle sei, partiva con il carico di pani profumati e caldi, di focacce appena sfornate e di grissini, tutto caricato a bordo del suo Ape.
Faceva il giro delle panetterie e dei bar che il padre riforniva quotidianamente.
Il rombo dell’Ape svegliava allegramente i dormienti cittadini della simpatica città.
Qualcuno lo salutava dalla finestra e altri gli lanciavano simpatiche imprecazioni.
Qualcuno, nel dormiveglia, scappava sotto il letto, pensando che ci fosse un bombardamento.

Gianni amava l’aroma del pane appena sfornato, ma la cosa che gli piaceva di più era viaggiare a rompicollo con il suo Ape volante, che aveva chiamato Sputnik.

Finito il giro, spingeva sull’acceleratore e si fiondava nella zona industriale.
Laggiù, in quella landa sconfinata e asettica, faceva gimcane, curve pericolose, derapate, volate contro immaginari Hamilton di formula 1.
E vinceva sempre.
Era il re delle treruote.
Cinque volte si era ribaltato, ma era saltato fuori come un grillo dalla portiera, salendo in equilibrio sul suo Sputnik e gridando al vento urla di sfida.
Nel quinto ed ultimo ribaltamento, aveva frenato di colpo per non investire una cucciola di bracco.
L’aveva raccolta, tutta tremante e subito avevano fatto amicizia.
L’aveva chiamata Laika.
Per questioni di igiene, non la portava nel giro dei panettieri, ma appena poteva la faceva salire sullo Sputnik e insieme volavano nel loro personale cielo stellato.

Due anni dopo Gianni si era innamorato.
Veniva dall’India e si chiamava Charu.
Occhi neri, capelli neri e fascino che scivolava sino al cuore del ragazzo, e non solo al cuore.
Charu lavorava in un centro di accoglienza. Faceva l’interprete e insegnava l’italiano agli immigrati.
Gianni l’aveva conosciuta, portando il pane a quel centro.
Ora Gianni, Charu e Laika erano un team.
Passeggiate lungo il fiume e dopo qualche tempo viaggi sconsiderati sull’Ape volante.
“L’India è bellissima e faticosa, pieni di lotte, conflitti, ma ricca di ogni estrema felicità e profondità. La mia terra è sconfinata nelle sue sorprese, nei suoi colori, nella sua gente, nei suoi animali che attraversano non solo la strada ma anche la vita. Purtroppo c’è molta povertà, ma anche menti geniali, investimenti…”

Gianni e Charu iniziavano a conoscere la più grande meraviglia dell’universo, l’amore.
Amore di qua, amore di là, amore sopra, amore sotto.
Occhi languidi senza saperlo, liquido caldo nel sangue, giramenti di testa, brividi a fior di pelle, stupore del primo contatto, rivoluzione dei sensi sino alla punta dei capelli.

Ma le favole hanno i loro lampi di oscurità, i loro dispetti, i loro improvvisi rivolgimenti di fronte.

“Il centro dovrà chiudere. Non ci sono più soldi. Le nuove leggi ci tagliano le gambe. La mia gente tornerà sulle strade, come in India. Io ho un lavoro, ma molti di loro sono anime perdute. E se tornano in India, sarà ancora peggio.”
“Che facciamo, Charu?”
“Un modo c’è…ma ci vuole preparazione, costanza, ma anche coraggio e una buona dose di follia.”
“Parla.”
“Tu sei il re delle treruote. Sei il principe Tuk Tuk.”
“Il principe Tuk Tuk?”
“Tuk tuk, si chiamano così i risciò a motore in India, quelli come il tuo Ape. Vanno dappertutto.”
“Sei misteriosa.”
“The Rickshaw Run!”
“?”
“Una pazza corsa senza vincitori né vinti. Una festa sulle tre ruote, sostenuta da un’Associazione benefica. Se partecipi, possono arrivare fondi per aiutare chi non ce la fa. Possiamo creare qualcosa per la mia gente.
L’iscrizione è costosa e poi ci sono le spese…
Tre tappe di migliaia di chilometri lungo l’India…così potrai conoscere la mia terra e conoscere qualcosa che è nascosto nel mio cuore.”
Amore di qua, amore di là, amore sotto, amore sopra.
“Ci sto! Ho sempre voluto conoscere gli indiani, gli Apache, Sioux, Toro Seduto, Cavallo Pazzo!”
“Sei scemo.”

La partenza della prima tappa era a gennaio dell’anno dopo.
Mancavano sei mesi.
Gianni continuò ad esercitarsi con Sputnik, felice di fare qualcosa di importante per Charu e per la sua gente.
Da un meccanico si fece dare nozioni sul quel trabiccolo glorioso.
Acquistò pezzi di ricambio, da portarsi dietro.
Preparò la copertura per il suo Sputnik.

Fra un carico di pane e l’altro, molti baci, abbracci caldi, carezze rubate al tempo e altri dettagli che preferiamo lasciare alla vostra immaginazione birichina.

Un giorno di settembre, alle cinque e trenta del mattino, Gianni parlò con il padre, intento a impastare delle belle rosette di pane.
“Papà, ho bisogno di cinquemila euro. Devo andare in India e fare una corsa matta. Così potrò aiutare la gente di Charu.”

“Va bene, prendili dal mio portafoglio, io ho le mani sporche di farina…cosa!!!!!!!!!!?????????...cinquemila euro?!!!!!! Per andare in India??!!”
“Con l’Ape….”
“Con l’Ape??? Da qui all’India in Ape????!!!”
“No, l’Ape lo spedisco.”

“Sai quante trecce e rosette e focacce devo sfornare per fare cinquemila euro?”
“Una montagna.”
“Ecco.”
“Ma è una buona causa. E io amo Charu.”
“Amore amore amore…uffa…cinquemila? Ma si! Dai! si vive una volta sola…”
“Papà, ti voglio bene. Sei buono come il pane…e la mamma?”
“Lei è più buona di me, lo sai.”

Furono imprese, nella grande meravigliosa India, per i nostri eroi: avventure, partenze e arrivi, miracoli a ruote, divertimenti, brindisi, occhi languidi (sempre quelli), fatiche erculee, urla di disperazione, canti di vittoria, mucche dappertutto, nuove amiche e nuovi amici, battaglie simpatiche e ancora amore sopra, amore sotto, amore di qua e amore di là.

L’India aveva ipnotizzato Gianni.
Ne respirava il clima, il gusto, il popolo, il cuore, il pulsare, i profumi, gli odori, le melanconie e le allegrie, la pacatezza e la forza, la diversità che arricchisce.
E poi quei treruote ambulanti lo facevano sentire come nella grande pista dei suoi sogni di Principe Tuk Tuk.

Ma poi qualcosa andò storto, o meglio qualcosa andò molto storto, per fortuna.
Perché quello storto fu un colpo di scena che cambiò la vita a Gianni.

The Rickshaw Run Himalaya.
La più impervia, la più difficile delle tappe.
Ma lassù Gianni sentì di essere veramente in cielo, insieme a Charu e Laika…si perché insieme a loro c’era anche la simpatica cagnolina, con un cappottino per resistere al freddo.

E lo Sputnik sputacchiò, tossì, ruggì e si fermò.

Gianni e Charu guardavano Sputnik e Sputnik rispose con aria mesta e colpevole.
Stava sulle sue tre ruote, in silenzio.

Attorno rocce come giganti, strade a picco e mandrie di yak, i buoi tibetani.

E fu proprio uno yak a trainare lo Sputnik alla casa del pastore.

Charu e il pastore parlavano fitto fitto.
Gianni vide Charu abbracciare il vecchio pastore con le lacrime agli occhi.
“E’ mio zio. Il fratello di mia madre. Non sapevo che stava qua. Non l'avevo riconosciuto con quella barba. Ha dovuto allontanarsi per questioni politiche.”
“Politiche?”
“Politiche, religiose, chiamale come vuoi. Quaggiù le lotte fra partiti o religioni sono sanguinose…”
“Siamo in famiglia, dunque?”
“Si.”
“E quando si mangia?”

E la favola continuava.

Qualche mese dopo arrivò una lettera alla mamma e al papà di Gianni.
Cari mamma e papà, non torno subito.
Sono sull’Himalaya, l’Ape sta bene, Charu anche e pure Laika.
Sto insegnando a fare il nostro pane allo zio di Charu.
E lui mi insegna come fare il pane che mangiano qua.
Intanto scalo qualche montagna.
La corsa pazza è andata alla grande.
Con i fondi che abbiamo raccolto, abbiamo creato una Fondazione che aiuterà gli indiani in Italia.
Ma io non torno subito.
Voglio capire con Charu chi siamo, dove andiamo, come vogliamo il futuro.
Lei mi spiega le religioni indiane, il Giainismo, il Buddhismo, il Sikhismo, l’Induismo e poi ci sono gli islamisti e i cattolici e gli ebrei…l’animismo e tante altre.
Diventerò un esperto in religioni indiane…
Ho fatto amicizia con lo yak che ha trainato l’Ape Sputnik.
Muggisce sempre quando mi sente arrivare.
A proposito, ho scoperto che in russo sputnik vuol dire compagno di viaggio.
Ho visto anche un leopardo delle nevi…da lontano…con lui non ho fatto amicizia, per ora.
Laika ha trovato un compagno.
Io vi ringrazio perché senza di voi non avrei mai potuto trovare dentro di me questo mutamento così immenso.
Non c’è internet, non c’è la tv e il gabinetto è fuori casa.
Ma non siamo fuori dal mondo, siamo dentro il mondo, dentro la terra, dentro il cielo, dentro l’aria.
Con l’Ape scendo ogni tanto alla città più vicina per portare il mio pane e poi scappo.
Così c’è un pezzetto di voi anche quassù.
Dimenticavo: Charu aspetta un bambino, il nostro bambino.
Nascerà qui, in mezzo a questi giganti di roccia.
Poi scenderemo a valle, verso la nostra civiltà malconcia.
Forse.
Vostro Gianni, il Principe Tuk Tuk.

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Le foto sono di proprietà dell'autore

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Che bella storia!!

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Cacchio, avevo iniziato ieri a leggere ma poi qualcosa mi ha interrotto! Mi è piaciuto molto e la storia mi evoca sensazioni ed emozioni familiari! Anche noi qua siamo un po' come Gianni & family: fuori dal mondo, ma allo stesso tempo più dentro che mai 😊

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Si dice che spesso la realtà è più fantastica della fantasia...o qualche cosa del genere...grazie del complimento...ogni racconto che scrivo mi fa venir voglia di sapere come proseguirà...

Why do we fall..?

So that we can learn to pick ourselves up.

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