Patriot: la gemma cancellata da Amazon
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Patriot
Quando lo spionaggio è surreale
Amazon regala una chicca
Netflix contro Amazon, Amazon contro Netflix. E' oramai una guerra strategica tra le i 2 colossi dello streaming.
Se la prima non ha bisogno di presentazioni ed è considerata la madre di tutte le piattaforme e a buona ragione, la seconda è oramai da un quinquennio sulla cresta dell'onda ed ha dimostrato di voler giocare sullo stesso tavolo da gioco ma con carte ben diverse.
Da qualche anno oramai Amazon ha direzionato la sua strategia verso la produzione di meno serie tv ma ad alto budget, aggangiando ad esse una serie di prodotti meno costosi ma più rischiosi che andassero a mescolare generi, arricchire la proposta e generare curiosità.
Basti pensare ad American Gods ed il signore degli anelli come specchio della prima casistica ed a Marvelous Mrs Maisel, Think, I love Dick come esempi della seconda casistica.
In questo secondo anello si posiziona Patriot, serie del 2017 che da poco ha concluso la sua seconda stagione dimostrando di saper crescere sempre più senza abbandonare minimamente la sua anima.
La serie di Conrad si è imposta da subito come serie assolutamente unica nel panorama televisivo andando ad affrontare il tema delle spy-story classiche in chiave surreale, grottesca e profondamente drammatica seppur con toni poco noir, poco drammatici.
Al centro della storia John, un agente della CIA che da anni viene assoldato dal padre, pezzo grosso dell'agenzia, per compiere azioni spionistiche e violente in giro per il mondo all'interno delle sue azioni.
Dimenticatevi The Americans, dimenticatevi 24, dimenticatevi Homeland. In Patriot le missioni sono davvero impossibili, nel senso che il nostro eroe affronterà problemi assurdi ma normalissimi all'interno delle sue missioni improbabili.
Mission Impossible
Durante la sua missione segreta John avrà difficoltà ad infiltrarsi in un'azienda cruciale per lo sviluppo della sua azione. Perchè? perchè dovrà fare un colloquio...presentare cv...dimostrare di sapere lavorare in ufficio...in team. Geniale! Pensate a quante volte in questo genere di serie, di film i protagonisti accedono ad aziende, strutture con facilità estrema. La realtà può essere molto più banale e qui Patriot si esalta.
John avrà problemi con una valigetta contenente milioni di dollari. Perchè? Perchè il suo volo di linea smarrirà il bagaglio..Ancora una volta geniale!
Problemi con la polizia perchè le sue impronte digitali sono a sistema.
Problemi di parcheggio, problemi a trovare una pistola in una città sconosciuta. Piccoli intoppi banalissimi che allungheranno e pregiudicheranno la missione.
Un serie di sfortunati eventi che ci riporta al caos identitario della cinematografia dei coen, che ci riporteranno nel surreale mondo di Wes Anderson e scontri fisici violenti ma totalmente caotici ed evitabili come solo in un film grottesco ci capiterebbe di vedere.
Nulla stona, tutto sembra normalissimo ed è qui che sta il genio dentro la struttura narrativa di Patriot.
Ma la serie è di più, molto di più e grazie alla figura di John ci permette di scavare dentro l'animo dell'uomo contemporaneo, un uomo solo, abbandonato, pieno di dolore, che solo grazie al dolore e alla sua completa spersonalizzazione riesce ad andare avanti.
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La vita è sofferenza
La serie è spassosa, si ride di gusto e le situazioni irreali che vengono presentate fanno davvero sorridere continuamente. Nelle sue 2 stagioni però la serie ha imparato a farci riflettere sulla nostra condizione, imponendosi come serie drammatica nonostante le spoglie da dramedy.
John è incapace di districarsi in questo mondo, è incapace di dire no a suo padre, è incapace di ribellarsi.
Per non dispiacere suo padre ingoia il rospo da anni e non lo fa con ribellione soffocata, non lo fa rifugiandosi nelle droghe o nella violenza, non lo sfogandosi in altri modi. John soffoca la sua voglia di libertà annullando se stesso, spersonalizzandosi e disumanizzandosi sempre più fino a diventare un uomo vuoto, in missione costante che si impone di raggiungere il punto B partendo dal punto A costi quel che costi. Un uomo in eterno movimento che in realtà è sempre fermo in mezzo al guado, nella palude delle sue emozioni represse ed i suoi sogni mozzati.
John ha bisogno di aiuto, ha bisogno di amore, di amici e che se ne renda conto o meno è in costante ricerca di aiuto e di compagnia.
Il suo vuoto esistenziale è incolmabile cosi come il vuoto che via via lascia nelle persone che lo circondano, tra chi lo protegge e chi lo incoraggia, fra chi lo idolatra e chi lo odia.
John è oramai talmente in discesa nelle sue azioni da non riuscire più a trovare la scala per risalire.
La sua unica missione è compiere la sua missione, giorno dopo giorno.
Lui non lo sa ma di fatto non esiste più lui, non esiste più la sua anima, non esiste più una missione.
C'è solo sofferenza, una sofferenza che lo guida in un mare pieno di meduse cercando disperatamente di raggiungere la meta, una meta fittizia e senza senso ma che veicola ogni sua azione.
Azioni disperate, per un uomo disperato eternamente sveglio ma morto dentro e che nessuno riesce a salvare e che solo in mezzo a quel mare di sofferenza riesce davvero a sentirsi libero.
Perso tra le montagne di Twin Peaks mi ritrovai ad Albuquerque dove un furgone mi trasportò a Westeros e a Westworld successivamente dove ritrovai una cabina telefonica inglese con un Dottore pronto a giocare a Basket o a Calcio con me e a parlare di sociale, politica, futuro, persi come fossimo sull'isola di Lost.
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Come con dark mi hai invogliato a guardarlo. Ma non è che posso iscrivermi anche ad Amazon...
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