Cina: Diario di un viaggio di lavoro. Days 3-4

in #ita5 years ago



Days 3-4

La prima notte non ti dà il tempo di capirci nulla, per il fuso orario, jet lag o come lo si vuole chiamare. La prima notte ti piomba addosso come un macigno, una valanga a cui non ti puoi sottrarre e sprofondi tra le braccia di Morfeo, stordito e distrutto.
L'alzata è mattutina. La sveglia, settata prima del riposo, suona con l'insistenza del martello pneumatico sull'asfalto. Le 7:30. Ma per me sono mezzanotte e trenta. Colazione o spuntino di mezzanotte? Vabbè è lo stesso. Feng mi chiama, pronti, si va. Il buffet è sfarzoso, direi esagerato. Mangio qualcosa di dolce anche se non sono affamato. Poi giu, nella morsa di un freddo polare che scompone il tepore accumulato. Mi sono imbottito. Ho lasciato il pantalone della tuta come calzamaglia sotto i jeans. Sopra una maglia termica e un pile. Piumino cappello sciarpa e guanti a completare l'opera. Il cliente ci passa a prendere con puntualità svizzera. Del resto, però, solo il freddo accomuna in questo momento le due culture. Pochi chilometri e giungiamo nella fabbrica. Un complesso di fabbricati bassi e capannoni alti.

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La temperatura mostra il suo reale disprezzo verso lo 0, con delle stalattiti solide e brillanti al sole che a tratti sembra scaldare, ma è solo l'impressione. Otto gradi sotto lo zero e i pensieri ghiacciati rilasciano una stasi di idee. "Caffè?" Mai nessuna frase mi ha destato come questa adesso, in questo momento. Lo voglio manco mi stessi sposando, detto con una presenza di spirito notevole. Lo voglio, grazie a sottolinearne pure l'urgenza. Le mani che stringono la tazza di caffè americano, come quelle che da bambino si avvicinavano al braciere su cui la nonna metteva le bucce di mandarino per profumare l'aria. La stessa sensazione. Un tepore che riattiva le terminazioni neurali, che mi fa iniziare il lavoro, fatto di controlli, calcoli ed ispezioni. Adesso il freddo non lo temo più. Come un vecchio diesel ho carburato e adesso vado avanti anche senza premere l'acceleratore. Controllo, calcolo, ispeziono. Ora di pranzo, prima dei test in acqua mi portano a pranzo. Ma io non ho fame. Per me sono le 7 del mattino e manco faccio colazione a casa. Mi siedo al tavolo con lo stomaco chiuso e nessun accenno di appetito. Faccio presente ai miei ospiti la situazione ma non sembrano offendersi. Anzi. Mangiano, tanto. Nella tavola rotonda dall'enorme piatto girevole e dalle pietanze che dal viaggio numero 12 ho smesso di chiedere, ma avrei dovuto iniziare prima.
Bevo thè, quello me lo concedo perché riscalda. Il pomeriggio caricano i battelli su dei furgoncini. 5 minuti e siamo su un bacino d'acqua semighiacciato con decine di pescatori all'opera la gru invade il campo senza chiedere permesso. In poco tutto è pronto. Controllo, calcolo, ispeziono. Fa freddo cazzo. Ma io resisto. La macchina fotografica no, la batteria cede alla temperatura. Poco male. Ho quasi finito. Controllo e ispeziono. I calcoli me li lascio per l'ufficio questa volta. Ho voglia di tornare al caldo, I meno otto sono diventati meno undici. Troppo.
Finito. Si torna in albergo. È vicino. Adesso ho un po' di fame. Nelle vicinanze c'è un fast food, una catena americana specializzata in pollo fritto, KFC. Divoro, il grasso e il sale si fanno apprezzare. Ho bisogno di riposo. Una sigaretta, l'ultima del pacchetto italiano. Me la fumo lenta. Ho bisogno di riposo. Ma non l'ottengo. Dormo 2 ore, forse 3. Poi attendo la sveglia. Non mi alzo dal letto, mi ricarico anche stando al caldo disteso senza dormire o almeno ci provo. Un messaggio sul cellulare alle 7 in punto. 30 minuti prima della sveglia. Fuori nevica è Feng. Mi alzo, sposto le tende, una free bianca copre tutto. Sono contento. La neve mette pace. Penso che oggi me ne starò al caldo, che non è possibilità effettuare i test. E allora mi vesto e mi tuffo nel lauto buffet mangiando con gusto. Mi sento euforico e non so perché. Nella lobby dell'hotel ci sono delle vetrinette che avevo adocchiato. All'interno, pacchetti di sigarette cinesi dalle scritte dorate o con dai paesaggi bucolici.

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Ne compro uno, chiedo che siano leggere. Le più leggere sono più forti di una malboro rossa. Ok fumeró di meno ed in effetti è così. Check out. Cambiamo città da Laixi a Qingdao. Sotto la neve, fumando in taxi.
Arriviamo che la neve scende ancora copiosa. Il freddo si sente, è umido, lo si avverte nelle ossa. In me spero che rinuncino al test, che non si possa fare. Invece no. O sono stacanovisti o sono folli, o magari entrambe le cose. C'è un Budda nell'ufficio. Incensi rossi come fili d'erba, ma consumati ormai. Ne prendo uno nuovo, lo accendo e glielo metto davanti.

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Mi accendo una sigaretta. Fumiamo insieme. Fumo con un Dio, per Dio! Non ho paura adesso. Controllo, calcolo e ispeziono. Poi do l'ordine di andare per il test. Sotto la neve, questa mi mancava. La sorpresa. Un gazebo cinese è sempre bello, ha tutto il carico del fascino orientale. Ma innevato supera le aspettative e mi folgora nel candore gelido.

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La nevicata si interrompe e la temperatura scende inesorabilmente. Controllo e ispeziono. Anche stavolta i calcoli li farò in ufficio. Costringo ad allagare la barca. Non è semplice. È freddo anche per loro. Ma sono stoici e non si sottraggono. Nessuna protesta, niente. Si aiutano, hanno un obiettivo. Quanto è diventata distante la nostra cultura da questi valori.
La barca è allagata. Ma non voglio aspettare oltre modo. Eseguo il test e poi chiedo di andare in ufficio. Detto fatto. Due minuti e siamo in auto viaggiando verso il centro città. Verso l'ufficio posto in un grattacielo. Calcolo, tanto. Mi resta solo quello. Non ho voglia, ma lo faccio. Abbiamo un aereo da prendere. Si deve tornare a Shanghai.
L'aereo decolla puntuale. Chiudo gli occhi, forse dormo una ventina di minuti. Atterriamo a Shanghai. Poi auto con conducente e Albergo. Feng non usa contamte. Lo avevo notato. Ormai pochi lo usano. Tutti pagano col cellulare. Applicazioni che scansionando codici a barre ti liberano dai contanti. Penso che le abbiamo anche noi. Ma non l'ho mai usato né saprei dove farlo. Questi stanno avanti. Penso mentre mangio. Ho fame. Oggi niente pranzo. Poi due passi con Feng. Le ultime informazioni per il mattino dopo. Torno in albergo. Sprofondo su una poltrona e mentre scrivo, squilla il telefono: do you want massage? e come lo sai, penso... Ma sono stanco e rifiuto con eleganza. Sprofondo nel sonno lieve della notte cinese. Ho comprato una barchetta. A vela. La guardo. È celeste e bianca. Navigo nel sogno. Sogno.

to be continued...




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