Come diventare un musicista di successo (CDUMDS). Capitolo 4 - Sudore freddo

in #ita7 years ago (edited)

Che bello avere di nuovo un hobby, e che bello che fosse uno sport, all’aria aperta. Atletica leggera.
Corsa.
Tu, da solo, contro tutti gli altri.

Che aveva detto lo psichiatra?. “Devi fare uno sport di squadra”. Tsè.

Negli anni di Karate, avevo dovuto incastrare orari, giorni e passaggi in macchina. Le lezioni erano la sera, a ridosso della cena, e i miei genitori non mi scarrozzavano a destra e sinistra. Mia madre non guida, e mio padre non aveva la minima intenzione di farmi da autista. Per andare in palestra quindi, mi affidavo sempre al passaggio di qualche compagno.
Per andare ad allenarmi al campo, invece, essendo più grandicello ci andavo in bicicletta, autonomamente, e alle tre di pomeriggio era giorno anche di inverno. Era perfetto sotto tutti i punti di vista. Il fatto che fosse uno sport estremamente individualista e agonista, poi, mi gasava.
Il Karate lo avevo intrapreso per diventare un picchiatore, e avevo scoperto essere uno sport dimostrativo.
Qui almeno, quando si facevano le gare, sarebbero state gare sul serio.
Per queste, ci sarebbe voluto ancora un po’, nel frattempo mi allenavo. Tre giorni a settimana.

Un weekend come tanti, Fabio tornò da Roma, e aveva una serata. Un compleanno, o qualcosa di simile al sabato sera.
Dopo la chiacchierata con il maestro Graziano, i successivi impegni lo videro sempre più frequentemente accompagnato da Stefano, sassofonista di un paese a una trentina di chilometri dal nostro. Il loro duo, aveva un’aria di professionalità maggiore agli occhi di chi guardava e alle orecchie di chi ascoltava. La coppia funzionava.
Ma non di rado lo avevo sentito discutere con lui, sia durante le prove, sia al telefono cercando di organizzarle.

Stiamo parlando comunque di ragazzi poco più che ventenni, che dovevano gestire loro stessi, tutti gli impegni, e infilarci le prove e le serate. La distanza, il fatto che mio fratello per gran parte della settimana fosse a Roma, e il poco tempo a disposizione per fare tutto, generavano parecchi momenti di nervosismo.

Quel sabato, Stefano chiamò. Aveva avuto un imprevisto, non ben precisato, non avrebbe potuto prendere parte alla serata. I committenti avevano pattuito un duo, mio fratello non sarebbe potuto andare da solo, perciò si rivolse al maestro Graziano, che pescò dalla sua scuderia e mandò qualcun altro.
Fabio, però, non mandò giù quell’ennesima problematica. Oltre la figuraccia nel dare forfait all’ultimo minuto, c’era la perdita economica, che non era da buttare via così, senza un motivo apparente.
A cena era furioso, non urlava, ma si vedeva che era arrabbiato perché le cose non andavano come avrebbe voluto.

-“Non è possibile che non si riesce a trovare una persona seria, questo qui per fare le prove fa mille problemi, adesso non si presenta nemmeno alle serate. Così rovina tutto quello che ho fatto fino ad oggi”- disse a tavola, parlando di Stefano, ma senza rivolgersi a nessuno in particolare.

-“Dai, non fa niente. La prossima volta vedrai che verrà e andrà tutto bene”- rispose mio padre, senza prestare particolare attenzione o preoccupazione.

-“Graziano non ha mai questi intoppi, e comunque li risolve mandando sempre qualcun altro. Lo stesso Sandro ha trovato Antonello che è un ottimo sassofonista, dieci volte più bravo di Stefano, e non hanno questi problemi. Questo non solo non è un fenomeno, fa anche la star”-

E dopo due secondi di riflessione aggiunse:
-“Avrei bisogno di una persona fidata, che faccia le cose come le dico io”- e voltandosi verso di me disse:

-“Dovresti imparare tu a suonare il sassofono, così faremmo le serate insieme e non ci sarebbero problemi”

Avete presente come ci si sente quando quella sensazione di gelo parte dalla pancia, e si diffonde rapidamente in tutto il corpo, portando con sé gelide goccioline di sudore?
Io rimasi impietrito, stava facendo un’ipotesi, non poteva parlare sul serio. Seppure avesse malauguratamente avuto quella schifosa idea, quanto tempo ci sarebbe voluto prima che avessi potuto accompagnarlo in qualche serata?
Naa…infattibile.


immagine CC0 creative commons

-“Perché no, se ti può essere d’aiuto”- disse mio padre, con la medesima attenzione precedente.

-“Il sax c’è, è quello di Massimo, per iniziare potresti usare quello. Lo chiediamo a Franco, e almeno stavolta avrai un maestro serio”- mi disse Fabio.

Il sax c’era, era vero. Mio fratello Massimo, subito dopo essersi arruolato fu inserito nella fanfara del corpo, come sassofonista.
Sostanzialmente gli serviva qualcuno che facesse numero e quasi il pesce rosso. Aveva accettato di buon grado, la cosa lo divertiva, e sarebbe stato solo per un brevissimo periodo di tempo.
Girava perciò dentro casa questo sax, inutilizzato.

Ma non stava dicendo sul serio.
Dai, non poteva davvero aver pensato a una cosa del genere.


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Sei stato incastrato in un modo abbastanza subdolo 😂
Vedremo come andrà a finire la storia del sax!!!

ricorda la sciagura....
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Giustooo 😱😱

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Prestami il sax. O vieni a suonarlo con me. Non mi fido per nulla ma mi devo accontentare

te lo presto, io non lo so suonare. O si?

Non vedo l'ora di leggere il seguito😃

Adoro il tuo entusiasmo :)

Insomma, qui ti si incastra a ripetizione, mi sa! Scappa!!! XD

Ma no dai... Non avrà mica detto sul serio...

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