Come diventare un musicista di successo (CDUMDS). Capitolo 3 - La cura pt.2

in #ita7 years ago (edited)

BENTORNATO, CI SEI MANCATO!

La scritta cubitale sullo striscione in classe, tanti palloncini colorati e bigliettini con i disegni dei miei compagni, i messaggi di incoraggiamento a tornare presto.
Le ragazze felici di rivedermi, e Cristina, pentita di avermi mollato, che mi pregava di tornare insieme.
Infine, l’esortazione a diventare rappresentante di classe.
Era questo che avrei trovato a scuola, ne ero certo.

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[immagine di libero utilizzo pixabay]

Mi alzai dal letto, mi vestii, scesi le scale per andare in bagno, mi lavai, passai in cucina perché mia madre mi urlò di prendere le gocce, buttai giù dieci gocce amarissime, presi le mie cose ed uscii di casa.
Era molto presto considerando che volendo, mi bastavano dieci minuti a piedi per raggiungere la scuola. Quella mattina però, volevo prendere l’autobus e prenderlo presto, in modo che avrei fatto una bella sorpresa a tutti i miei compagni, che non vedevano l’ora di riabbracciarmi.
Arrivai perciò a scuola. Era il mio momento.
Entrai con un sorrisone che letteralmente voleva dire “Silosovisonomancato/maadessosonoquidinuovo/nonvel’aspettavate/baciatemipurequantovolete”, e mi guardai intorno.

Nessuno striscione, nessun messaggio di auguri, il mio compagno di banco mi salutò con un “Uè”, mentre lentamente toglieva le sue cose dal mio posto, quasi scocciato che fossi tornato; forse pensava di poterselo subaffittare o comunque di continuare ad allargarsi sulla mia metà.
Cristina mi guardò distrattamente pronunciando un “Ah, sei tornato” appena sufficiente, qualcun altro si accorse che ero rientrato e mi salutò con un “Ciao”.
Per tutto il resto della classe che io fossi lì o altrove non parve cambiare molto, forse nemmeno si accorsero che ero di nuovo tra di loro.
Meditai se deprimermi e cercare delle cause sconosciute a tale comportamento, ma dallo psichiatra c’ero appena stato e non era il caso di tornarci così presto, quindi feci una riflessione: la scuola era iniziata a settembre, io tra una cosa e un’altra ero stato nelle prime settimane in giro negli ospedali di zona, e subito dopo nell’ospedale Romano per un mese.
Praticamente nemmeno io ricordavo come si chiamassero gran parte di quelle facce che vedevo in classe, quindi che mi aspettavo?
Eravamo sconosciuti. Anzi, io per loro ero un estraneo, visto che si erano già formati i primi gruppetti. Dovevo darmi da fare e recuperare il tempo perduto.
Raccontai a qualcuno, ma più che altro ai professori, gli unici che si erano realmente domandati che fine avessi fatto, cosa avessi avuto.
Esposi la diagnosi (vorrei sottolineare che non sapevo minimamente cosa fosse l'ansia, oltre all’Ipad all’epoca mancava anche Wikipedia), e facendolo mi sentii quasi speciale, sentenziai: “Devo prendere dieci gocce di Lexotan tutte le mattine, purtroppo dovrò abbandonare il Karate perché dovrò fare uno sport di squadra, e fare terapia con uno psicologo”.
Nessuno dei professori, a questo punto, andò oltre con le domande, la discussione finiva in un’alone di omertà, a certificare una cosa brutta.

Le ore di lezione, quella mattina, scorrevano con una pesantezza insopportabile, mi sentivo morire. Ogni ora sembrava durare il doppio della precedente. Alla quinta ora, mi sembrava di stare seduto in quel banco da quindici giorni, e me li sentivo tutti addosso.
Attribuii queste mie sensazioni alla disabitudine scolastica, e riuscii ad arrivare all'ultima campanella.
Finite le lezioni sarei dovuto andare direttamente a conoscere il mio psicologo. Appuntamento alle ore 14:00 presso il consultorio comunale.

Il mio psicologo, era una signora, magra e brutta, anzi bruttissima, e con gli occhiali.
Il suo atteggiamento era ben disponente nel domandarmi informazioni generiche sulla mia vita, ma spudoratamente non gliene fregava nulla.
Mi fece vedere dei disegnini, come accade nei film, e poi me ne fece fare altri.
Fatte queste cose iniziò a chiedermi di mia madre, se le volessi bene o se lei ne volesse a me.
Non capivo perché mi chiedesse quelle cose: mia madre mi voleva molto bene e io gliene volevo altrettanto! Perché mi stava facendo quelle domande?
E poi ero stanco, spento, non riuscivo a tenerle testa.
Mi salutò dicendo che il mio caso era abbastanza complicato, ed avremmo avuto bisogno non di una seduta a settimana, come mi aveva prescritto lo psichiatra, ma di due.
Ero perplesso e stanco, stupito e preoccupato. Davvero stavo messo così male?

Me ne tornai a casa con l’autobus, che era quasi buio.
Al mio rientro, mia madre mi chiese come fosse andata, e mi guardò in faccia, non servivano molte parole, soprattutto per mia madre, che di parole ne ha sempre fatte poche in ogni caso.
Ero uno straccio, messo K.O. da una giornata lunghissima, scandita dal ritmo dettato dal famaco.

Lexotan, farmaco della famiglia delle benzodiazepine. Possiede proprietà ansiolitiche, anticonvulsivanti, ipnotiche e miorilassanti.

Quel pazzo assassino dello psichiatra, in pochi secondi, per tagliare la testa al toro, mi diede un forte calmante, non indicato nei bambini, e soprattutto in quelle quantità.

Da ignoranti, e per tagliare la testa al toro pure noi (poveri tori, quante teste hanno perso in così poco tempo!), facemmo una scelta autonoma: gettammo via le gocce e non feci più ritorno da quella che sarebbe dovuta diventare la mia fida Psicologa.
In linea generale questo discorso è sbagliato, non vanno prese decisioni sulla salute di testa propria. Ma in una singola giornata di terapia, farmacologica e psicologica, avevo avuto più problemi di quanti non me ne avessero mai portati le mie crisi.
Avevo quei problemi da tanto tempo, e il bollettino medico non sottolineava nessuna patologia che avrebbe potuto mettere in pericolo la mia vita, perciò ci avrei convissuto.
E lo avrei fatto insieme a mia madre, e non contro di lei, come invece avrebbe voluto la Dottoressa.


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Cavolo devo aspettare domani per il seguito 😑.... mi spoileri 7/8 capitoli? 😂😂

Va bene, ma giusto perché sei tu. L'assassino è il maggiordomo! 😂😂😂
C'è ancora molto da fare... Il musicista è ancora in fasce, ma la parte personale un minimo va infarinata 😉

😂... mi armo di pazienza 😉

Anche perché finito questo "libro" inizierò a dare le interpretazioni su domenica in, quindi ti conviene che duri il più possibile!!

Cavolo.......... passerai anche a Barbara d'urso e C'è posta per te?
😂 dai dopo puoi fare dei mega tutorial per insegnarci a suonare il piano 😁

Ah, io pensavo che l'assassina fosse la psicologa... sembrava si prestasse al ruolo.
Comunque quoto Sara, io odio le biografie ma trovo la tua molto divertente. Sarà perché la racconti bene? Sarà perché hai una storia interessante? Sarà perché non abbiamo niente di meglio da fare? Boh.

e al terzo tentativo hai centrato il punto!! Grazie @gianluccio, sarà che tutti abbiamo voluto essere Jim Morrison, ma siamo tutti un pò Fantozzi. Vedremo come andrà avanti questa storia!! ;)

Arieccoci e come sempre intrigante :)

arieccomi e pronto ad andare avanti, cercando di rimanere all'altezza delle aspettative!

Lo sarai, lo sarai 😎

La mia opinione al riguardo degli operatori sanitari in genere è molto varia ed articolata, alcuni sono bravi, alcuni prendono semplicemente lo stipendio, il problema è che giocano con la nostra vita, ed i migliori medici di noi siamo noi stessi, a volte guardandosi dentro in profondità, la maggioranza dei disturbi di origine nervosa potrebbe essere risolta autonomamente, quindi condivido in pieno la tua scelta di mandare a c..are i professoroni che ti dovevano curare con le gocce e le sedute di terapia

Stavo giusto leggendo la tua avventura al pronto soccorso per tuo padre...

E poi non ho detto tutto, se ero nel reparto di Urologia, al medico lo allungavo giù dalla finestra, è entrato nella stanza dove c'era mio padre ed ha esordito con un "E questo è uno da tenere qui, con queste urine??? (si erano molto schiarite, ma erano più di 10 ore che era in ospedale)
Gli sarebbe cascata una risposta "Deficente di un imbecille, che cazzo sai da quanto tempo siamo qui, visto che te ieri sera, quando siamo arrivati al pronto soccorso, eri in giro a farti i cazzi tuoi??"
Poi si è ripreso, ma è famoso per la delicatezza ed il tatto che dimostra sempre con i pazienti, se mi capita a tiro giuro che lo asfalto

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