House of cards: It's over
House Of Cards
La fine ingloriosa di una serie epocale
Netflix ed House of Cards
L'avvento di Netflix circa 6 anni fa in maniera massiccia nelle nostre case ha sancito il passaggio definitivo da un modo all'altro di concepire il rapporto fra tv e spettatore. Ne ha rivoluzionato ogni aspetto quelli evidenti e quelli sotterranei.
Il modo in cui lo spettatore fruisce oggi di film, documentari e serie tv grazie alle piattaforme di streaming era impensabile 10 anni fa, rischioso 5 anni fa e ancora di nicchia 3 anni fa.
Se l'approdo di Netflix è stato debordante da questo punto di vista è anche grazie alla scelta di non essere solo un grande contenitore di grandi prodotti da guardare a casa grazie ad una connessione internet ma soprattutto grazie all'idea vincente di creare e produrre i propri film, documentari e serie tv. Netflix si è da subito imposta, dunque, sia come un grande catalogo che attingeva a piene mani da fonti esterne ma anche e soprattutto per una casa che avesse una sua linea da offrire, dei suoi prodotti originali.
Se Orange Is The New Black è stata la prima in ordine temporale ad approdare sugli schermi è forse un'altra la serie che di li a poco sarebbe entrata nell'immaginario collettivo in maniera dirompente: House Of Cards.
Il 2 Novembre 2018 è stata rilasciata la stagione conclusiva della serie, la sesta che ha visto il protagonista principale delle prime 5 stagioni essere estromesso completamente dopo le vicende legate all'onda lunga dello scandalo Weinstein.
I panni del protagonista sono stati indossati da Robin Wright, moglie di Spacey nel film e qui chiamata a tirare le fila dopo tante polemiche.
"Esistono 2 tipi di dolore"
House of Cards è Kevin Spacey
Sarebbe impossibile.
Ecco perchè sin da subito era sembrata curiosa la decisione di Netflix di prendere le distanze da Kevin Spacey e mandare avanti la storia, seppure per solo una stagione, dopo gli eventi accaduti sull'onda dello scandalo sessuale avvenuto che aveva coinvolto Weinstein.
Sull'attore sono piovute una serie di accuse da parte dei membri della crew di House of Cards secondo cui Spacey, pur non eccedendo mai o arrivando a violare la legge, avesse avuto atteggiamenti poco consoni sul luogo di lavoro.
Lontani dal voler trattare questo argomento (che mi piacerebbe comunque approfondire un domani in riferimento ad House of Cards) è assolutamente inconcepibile pensare di scrivere il finale di House of Cards senza contemplare il suo assoluto protagonista Frank Underwood.
Non è una scelta artistica ma una forzatura.
Robin Wright è attrice di livello assoluto, di eleganza innata e capacità sopraffine e nulla a che vedere con lei la bocciatura ad un House of Cards senza Kevin Spacey. La Wright è stata sempre un protagonista parallelo, capace di essere incisiva e di essere, soprattutto nelle ultime 3 stagioni, più di una semplice spalla di Spacey.
E' innegabile però che tutta la mitologia di House of Cards si reggesse sul carisma di Frank Underwood. I suoi discorsi, i suoi tranelli, i suoi strategemmi, le sue occhiate verso il pubblico ad abbattere la quarta parete ripetutamente sono stati e restano leggendari e troppo identitari della serie per poterne fare a meno.
Si è andati avanti lo stesso con il presupposto, che non è quindi uno spoiler, che il presidente Underwood sarebbe morto e non sarebbe più riapparso.
Scelta coraggiosa sicuramente ma che non sembrava avere grande riscontro nella storia apparendo come una notevole forzatura.
Ecco perchè vi era tanta attesa ma tantissimo timore verso questa ultima stagione e purtroppo le paure sono state confermate grazie ad una stagione conclusiva fallimentare ed a tratti grottesca. Immagine priva di diritti di copyright
Frank Underwood c'è ma non si vede
Il trucco c'è ma non si vede si dice in teatro.
Questa volta è un attore a non esserci fisicamente ma ad essere presente in maniera forte e massiccia.
In precedenza è stata definita fallimentare la stagione conclusiva.
Questo è vero se guardiamo all'evoluzione della storia, al contesto, ai 6 anni nel complesse e alle scellerate scelte fatte. Non è altrettanto vero da un punto di vista dei temi trattati, del ritmo e della scrittura come sempre audace, fuori dagli schemi e sopra le righe. Da questo punto di vista gli 8 episodi finali scorrono velocissimi, sono godibili e Robin Wright conferma di essere un'attrice poderosa.
Se tutto questo potrebbe essere sufficiente per una serie alla prima stagione o per una serie che non ha preso posizione contro il suo cavallo di razza come ha fatto Netflix allora forse ci si potrebbe accontentare.
Probabilmente Netflix sarebbe stata criticata a prescindere. Se avesse portato Spacey fino in fondo sarebbe stata surclassata dai perbenisti e dai movimenti femministi di tutto il mondo, non facendolo avrebbe scatenato le ire dei fan che avrebbero solo voluto godere fino in fondo della recitazione del 2 volte premio Oscar.
Scegliere di continuare tagliando tutti i ponti con il tuo attore protagonista ti fa scivolare in un imbuto dal quale è impossibile venirne fuori senza scivolare.
Staccare la spina repentineamente sarebbe stato innaturale, serviva comunque lasciare traccia di Frank Underwood nella sesta stagione.
La serie ha scelto di non far comparire l'attore, di non far sentire mai la sua voce (ci sarebbero state decine di scene in cui ci si sarebbe attesi almeno questo) ma le ultime 8 puntate restano paradossalmente vincolate al nome di Francis Frank Underwood ripetuto mille volte nei 400 minuti di girato.
Un elefante nella stanza di proporzioni abnormi.
La cosa più imbarazzante per la serie è stata quella di reiterare gli schemi di Frank Underwood, dallo stile, dal cinismo, dallo sguardo in camera, dall'abilità feroce in campo politico ma di reiterarli con Claire Underwood. Questa sesta stagione è stata un copia ed incolla degli attegiamenti di Frank sul corpo, la voce e lo stile di Claire. Non che la coniuge di Francis non fosse della stessa pasta, anzi. Era proprio il connubio micidiale dei 2 che aveva portato Francis ad essere cosi spietato e Claire ad essere cosi dannatamente angelica e diabolica in un corpo ed in un colpo solo.
Robin Wright è stata magistrale in questa ultima stagione e la metanarrazione fatta di continui "vi manca Francis?" "Non credete a Francis" ecc ecc ha dato il là ad una stagione oltremodo intrigante, scombussolante, dissacrante ma troppo esagerata sotto molti aspetti e troppo poco credibile sotto altri.
Il capitolo femminismo ad esempio è stato spinto oltre i limiti immaginabili. E' femminismo assistere ad una scalata al potere torbida, a tratti squallida, servendosi di usi modi e costumi che sarebbero stati proprio di un uomo potente? Claire ripete spesso ai suoi avversari o semplici intervistatori "Me lo avrebbe detto se fossi stata un uomo?", ma quella stessa domanda dovremmo porla quando insedia un gabinetto di sole donne o quando sfoggia la sua femminilità per accattivare il popolo o la sua figura materna per diffondere un messaggio e altro ancora. E' vero femminismo questo? O è antifemminismo allo stato puro? Vedere Claire essere più spietata del marito la mette solo stesso piano è vero ma dimostra quanto ella possa essere poco "raccomandabile" quando cambiando l'ordine dei generi il risultato non cambia.
Sarebbe stato bello vedere uno spinoff dela serie, una serie con Robin Wright pronta a giganteggiare come e più di Kevin Spacey.
Ma questa è House Of Cards, o almeno lo era, una serie epocale che senza il suo protagonista non sarebbe mai stata cosi cruciale per la storia della tv contemporanea.
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Perso tra le montagne di Twin Peaks mi ritrovai ad Albuquerque dove un furgone mi trasportò a Westeros e a Westworld successivamente dove ritrovai una cabina telefonica inglese con un Dottore pronto a giocare a Basket o a Calcio con me e a parlare di sociale, politica, futuro, persi come fossimo sull'isola di Lost.
@serialfiller I am not so good in Italian,, but can you please tell me in just a sentence or two how you liked the final season? I am not a big fan of House of Cards, but curious on how the hard-core House of Cards fan like the last season without Kevin Spacey?
As I say in my post House of Cards is Kevin Spacey!\nHouse of cards is fantapolitics, do not have and did not have a contact with the reality but just a surface of common themes and carachters.\nSpacey borns to be Frank Underwood.\nThe fans need Spacey.\nA season finale without Spacey but with Spacey present in all the dialogue it's very fastidious.\nVery courage Netflix to do so, very brave to try to remain faithful to the soul of the series and Robin Wright is simply gigantic in this this season.\nIt's not enough.\nThis operation is brave but it's a copy, it's a fake of what house of cards was thanks to Kevin Spacey.
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Thanks a lot for sharing your thoughts :))))
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You are out of your mind.
This is not how steemit work man.
Get out of my post, please