Malinconiche note colorate

in #ita4 years ago

Takumi aveva già sperimentato nella sua infanzia la difficoltà di integrarsi e del rapportarsi con i suoi coetanei, perché figlio di genitori appartenenti a culture e lingue diverse che nulla avevano in comune, che rimanevano impermeabili l'una all'altra, relegando il giovane ragazzo dai tratti nipponici in un limbo sociale riservato ai non uniformati. A peggiorare le cose ci si metteva anche l'adolescenza con le sue goffaggini, il senso di inadeguatezza cosmica e l'incomprensione più totale con l'altro sesso.

Negli studi Takumi era diligente anche se distratto e non nutriva particolare interesse in alcuna delle materie studiate con la sola eccezione dell'inglese. Per lui era di vitale importanza imparare il significato di ogni parola, era la linfa che nutriva e risvegliava il suo animo, il suo personale lasciapassare per un mondo misterioso e segreto. Infatti, finita la scuola, pranzava sempre dai nonni paterni per poi fiondarsi su per le scale fino in soffitta, quindi accendeva il vecchio giradischi del nonno e la puntina, scavando nei solchi del vinile, faceva rivivere voci e note riesumate da una dimensione parallela, popolata dalle anime senza corpo. Poteva seguire e decifrare i testi delle canzoni proprio grazie all'inglese e spesso trovava un riscontro personale, come se fossero stati scritti per raccontare la sua vita ed i suoi pensieri.

E quel pomeriggio Takumi ascoltò per la prima volta quella canzone che parlava di lui, ogni strofa gli apparteneva come se fosse stata scritta con il suo sangue, ogni parola si legava all'altra quasi a formare l'elica del suo DNA, ogni pausa si armonizzava con il suo respiro. E quando la melodia terminò di riecheggiare nella sua testa, la commozione e un senso di fierezza e convinzione in sé pervasero la sua anima ed in quel preciso momento il Takumi bambino si dileguò per sempre, capì tutto, chiaramente e distintamente.

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CC0 Pixabay

Nei mesi successivi non tornò più in soffitta, ma dedicò tutto il suo tempo libero al suo nuovo progetto, quindi quando si sentì pronto, una domenica mattina prese la metro ed attraversò la città. Arrivato a destinazione varcò il cancello, proseguì per il viale alberato, quindi si fermò davanti ad una grigia lapide dalla scritta arrugginita che contrastava con il vivace colore dei fiori freschi.

Sfilò dalla tasca una custodia da cui estrasse un'armonica che portò solennemente alla bocca intonando una melodia senza tempo. Una calma irreale sospese quel momento in uno spazio ed in una dimensione trascendentale. All'improvviso, alle sue spalle, qualcuno colorò le malinconiche note con la propria voce e le parole scivolarono giù per la sua schiena come brividi inarrestabili:

When you're strange
No one remembers your name
When you're strange
When you're strange
When you're strange
People are strange when you're a stranger
Faces look ugly when you're alone
Women seem wicked when you're unwanted
Streets are uneven when you're down
When you're strange
Faces come out of the rain
When you're strange
No one remembers your name
When you're strange
When you're strange
When you're strange

L'armonica e la voce si spensero all'unisono, una lieve brezza scompigliò i capelli di Takumi. La cantante si chinò per depositare un mazzo di fiori e bisbigliò: "Felice di fare la tua conoscenza Jim." Poi si volse verso Takumi: "Chi devo uccidere qui per un buon caffè..." Ma il ragazzo non colse quella vena di humor nero a stelle e strisce.

Dietro una tazza di caffè fumante JJ da New Orleans travolse di chiacchiere Takumi, gli raccontò di sua nonna che rincorse Jim per tutti gli Stati Uniti, riuscendo ad incontrarlo e far parte della sua cerchia, di come gli eccessi nutrissero la sua creatività, delle decine di aneddoti che mitizzavano l'artista. Il ragazzo pendeva dalle sue labbra, annuiva e sgranava gli occhi mentre la curiosità lo divorava e lo stordiva al contempo.

In un certo qual modo, era strano che le gesta di una persona morta da anni stessero dando vita ad un nuovo rapporto tra due ragazzi, anche se molto diversi, ma che alla fine non si sentivano estranei tra di loro.

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People are strange, una melodia senza tempo!
È una delle mie favorite di The doors.
Originale modo di far rivivere Jim. Bravo!
!trdo

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