Come è iniziata questa storia? Premiazione [CONTEST]

in #ita6 years ago

Come è iniziata questa storia?
Premiazione [CONTEST]

Ecco i risultati del contest Come è iniziata questa storia? Con un colpo di coda inaspettato i partecipanti sono arrivati a sei, questo mi consola, allungare di un mese la durata almeno è servito a qualcosa. Devo dire che il livello dei racconti è veramente molto buono, non è facile scegliere quali premiare. Puntualizzo che, ancora per questa volta, non farò il puntiglioso sul fatto di aver votato e in che percentuale, mi riservo però di essere più restrittivo in futuro, se il contest chiede di votare al 100% il post iniziale o i post di aggiornamento credo che sia corretto che chi vuole partecipare si impegni anche in questo, considerando che il premio si basa anche sul voto, sebbene il supporto di SPI sia poi il 99% del premio... Ammetto che lo sforzo richiesto per giustificare il finale era veramente notevole, quindi ringrazio tutti i partecipanti perché hanno accettato una sfida difficile e credo abbiano fatto tutti un ottimo lavoro.

Detto questo veniamo ai sei racconti:
Post di @serialfiller
Molto buono come racconto e giustifica abbastanza bene il finale, non è troppo prevedibile, ma nemmeno ha quel guizzo in più. Nel complesso mi è piaciuto senza esaltarmi.

Post di @moncia90
Il racconto non è per nulla scontato una storia decisamente imprevedibile, giustifica abbastanza bene il finale però è un tantino stringato, forse qualche dettaglio in più non sarebbe stato inutile.

Post di @sbarandelli
Molto buono, un racconto avvincente e non banale, anche se gli infiltrati forse non sono così originali. Giustifica molto bene il finale e scorre molto piacevolmente, veramente ben scritto a mio parere.

Post di @road2horizon
Ben scritto e non scontato, non mi ha convinto del tutto come premessa al finale e anche come storia. A mio parere andava forse svolto in modo più compiuto, mi è sembrata una prima stesura molto valida ma che avrebbe bisogno di qualche parte in più e qualche limatura.

Post di @etn0
Uno stile molto particolare, bello come racconto, ma non mi ha convinto come premessa al finale. Certamente si ricollega, ma solo con un escamotage, lo giudico buono, ma non adatto a finire in quel modo.

Post di @piumadoro
Accettando la buona fede, io non avevo mai sentito parlare del film "La vita di David Gale" prima del commento di @road2horizon, decisamente quello proposto in zona cesarini da @piumadoro è il racconto sia che mi è piaciuto di più, sia il più articolato e, soprattutto, quello che, secondo me, meglio giustifica il finale.

Detto tutto ciò, i premi, che arrotondo un pochino verso l'alto, sono:

@piumadoro 3,5 SBD
@sbarandelli 2,0 SBD
@moncia90 1,5 SBD

Ultima curiosità...

Il finale che vi ho proposto era, in realtà, il finale di un mio racconto, ecco come era l'originale scritto da me alcuni anni fa:

Il giuramento

“Ma... lo devo proprio fare?” Donna sapeva che sarebbe arrivato quel momento da molti anni, ma non si sentiva affatto sicura, aveva gli occhi umidi e sarebbe bastato poco a farla scoppiare in lacrime.
“Io non sono sicura che sia veramente necessario. Soprattutto non sono sicura di volerlo fare.” Derrek la fissò senza parlare per un tempo indefinito, che a Donna parve soggettivamente infinito.

Tutto era iniziato quasi quaranta anni prima nel piccolo ufficio del professor Derrek Kerfidelk alla Stanford University, davanti a lui, su una sedia molto scomoda, era seduta Donna Selleman.
Iniziarono a discutere dopo pranzo.
Da quell’ufficio uscirono con un patto, un patto a cui ora Donna doveva tenere fede, ma allora questo giorno sembrava così lontano e, tutto sommato, così improbabile, così assurdo, che aveva giurato senza pensarci due volte, con la foga dei suoi diciotto anni.
Ora, a distanza di quarant’anni, tutto si era compiuto e tenere fede a quel giuramento le stava costando veramente molto.

Donna uscì dall’ufficio di Derrek che era ormai notte fonda e con le idee molto chiare.
Già allora sapeva che lui si sarebbe candidato alle primarie per il Patriot Party di lì a pochi mesi.
Già allora sapeva tutto quello che sarebbe successo nei successivi quaranta imprevedibili, lunghissimi, anni.
Dopo la divisione dal Partito Repubblicano e l’aperta contrapposizione con questo, il Patriot Party era diventato sempre più importante nel panorama politico. Si intuiva che probabilmente anche quella tornata elettorale avrebbe diviso l’elettorato di destra circa a metà tra le due formazioni regalando per la terza volta consecutiva la presidenza ai democratici.
Derrek ne era consapevole e non intendeva nemmeno prevalere alle primarie del suo partito, la sua visione era decisamente più a lungo termine.
Si presentò con posizioni così estremiste da essere matematicamente certo di perdere con onore la lotta per la candidatura alle presidenziali.
Il giorno dopo la prima conferenza stampa con cui Derrek presentava la sua candidatura alle primarie del Patriot Party, Donna, a capo di un gruppetto di studenti della Stanford, fondò l’Unione Socialisti d’America, incentrando il suo discorso, tenuto davanti a dodici persone, sulla necessità di fermare la deriva populista e fascista del Patriot Party e della società americana in generale.
Le carriere politiche di Derrek e Donna continuarono, per i successivi quarant’anni, in direzioni totalmente contrarie, che portarono i due a scontrarsi molte volte e in modo sempre più totale.
Con un lavoro ostinato e capillare Donna fece crescere il suo partito, ignorato dai media agli inizi, ma temuto e osteggiato dai servizi segreti, CIA e NSA in testa.
Piano piano aveva diffuso capillarmente idee socialiste in un paese geneticamente ostile a quel modo di ragionare.
Spesso l’U.S.A. fu accusato di connivenze con il terrorismo, Donna in particolare fu accusata in varie occasioni di essere il mandante morale, se non materiale, degli attentati che si susseguirono negli anni seguenti.
Derrek divenne sempre più importante nel partito, si candidò alla presidenza una prima volta otto anni dopo la sua prima partecipazione alle primarie, arrivò secondo, regalando al Patriot Party il sorpasso definitivo sull’ormai moribondo Partito Repubblicano.
Quattro anni più tardi perse di nuovo la corsa alla presidenza come vicepresidente in pectore. La confluenza del Partito Repubblicano nel Patriot Party era stata raggiunta con il compromesso della candidatura di un ex-repubblicano alla corsa per la Casa Bianca, con Derrek come vicepresidente.
La volta successiva fu la prima in cui alla presidenza venne eletto un candidato della nuova destra, ma non fu Derrek il primo presidente del Patriot Party, in quella tornata lui preferì gestire l’intera operazione e lavorare in modo meno esposto.
Donna nel frattempo vedeva crescere a poco a poco il partito, ancora troppo piccolo però perfino per sostenere un candidato democratico, il suo era più un movimento di opinione che faceva parlare di sé per le azioni dimostrative, ma che non aveva ancora un reale peso politico.
La prima presidenza della destra estrema fu un vero spartiacque per la nazione. Lavorando all’ombra del presidente Murray, un burattino nelle sue mani, Derrek iniziò una vera e propria caccia alle streghe, un remake esplicito del maccartismo.
Mentre le libertà personali e politiche venivano sempre più ristrette, di pari passo gli attentati si moltiplicarono in tutto il paese.
Donna e il suo partito divennero il capro espiatorio designato. Lei stessa e altri quattro aderenti all’U.S.A. vennero processati e condannati per l’attentato di Seattle, sebbene le prove a loro carico fossero tutto, tranne che al di là di ogni ragionevole dubbio.
Dopo i due mandati di Murray il paese era profondamente cambiato, più povero e molto meno democratico.
Inaspettatamente dopo otto anni di predominio del Patriot Party fu un democratico, sebbene con posizioni piuttosto atipiche, a diventare presidente.
Quella parentesi non evitò che il partito di Donna venisse messo fuorilegge, anzi, proprio per ribadire con forza la distanza del partito democratico dagli estremisti dell’USA, l’ostracismo nei confronti dei militanti fu totale.
Dalla prigione la lotta di Donna si radicalizzò ancora di più e il suo personaggio cominciò a divenire mitico per una larga fetta della popolazione, ormai senza prospettive.
Chiusa la parentesi democratica, alla presidenza degli Stati Uniti d’America arrivò Derrek, in prima persona.
I suoi primi due mandati furono feroci dal punto di vista sociale e devastanti per la democrazia.
In quegli otto anni il paese scivolò sempre più velocemente lungo il piano inclinato della paura, dello stato di polizia, della dittatura.
Anche le zone più rurali erano scosse ormai da attentati e da rivolte sociali, tutte costantemente soffocate nel sangue dalla National Police, la polizia speciale istituita da Derrek durante il suo secondo mandato.
Dopo molte lotte legali Donna era definitivamente stata condannata a morte e l’esecuzione della sua sentenza era attesa come una liberazione da molti e come una tragedia ineluttabile da altri.
Pochi giorni prima della tornata elettorale alla quale Derrek non poteva partecipare, essendo già stato presidente per due volte consecutive, prendendo come pretesto il sanguinoso attentato di Miami e la successiva rivolta popolare, dopo quasi otto giorni di guerriglia per le strade della città, Derrek proclamò lo stato di guerra civile e si autoproclamò Presidente Permanente con il mandato di riportare il paese alla calma.
Dopo pochi giorni, inaspettatamente, il Presidente Permanente Derrek diede la grazia a Donna Selleman risparmiandola proprio a poche ore dall’esecuzione.
Derrek disse che l’U.S.A. era un movimento morto e sepolto, che non aveva più ragione di esistere ora che, con la sua presidenza permanente, il paese era finalmente su binari precisi verso un futuro di nuovo radioso. Giustiziare quella Donna Selleman sarebbe servito solo a trasformare una pazza in una martire per altri esaltati come lei.
In realtà il partito si stava riorganizzando da anni e ogni svolta autoritaria lo rendeva sempre più forte nel paese.
Da presidente permanente Derrek nazionalizzò molte grandi aziende americane e trasformò in demaniali le più grandi proprietà terriere del middle-west.
L’economia diventò un sistema completamente irregimentato dagli apparati dello stato che lasciava piena libertà solo alle piccole iniziative imprenditoriali.
Meno di due anni dopo la grazia un commando ben addestrato ed armato riuscì a far evadere dalla prigione dove era rinchiusa Donna e altre due attiviste dell’U.S.A.
Da quel momento Donna divenne il capo carismatico del partito clandestino e organizzò la rivoluzione che ebbe il suo culmine con la presa di Fort Lauderdale.
L’esercito si schierò dalla parte degli insorti in molte parti del paese e in pochi giorni il presidente Derrek venne arrestato e il potere di presidente permanente passò nelle mani di Donna.
Il primo atto di Donna fu ristabilire la piena democrazia ed indire nuove elezioni per la presidenza, il suo governo durò solo i pochi mesi che occorsero per organizzare le elezioni.
In quel breve periodo Donna istituì una commissione d’inchiesta sui crimini del deposto presidente Derrek Kerfidelk affidandola quasi completamente a esponenti della destra e smantellò completamente CIA, NSA, NP e tutte le attività segrete o di intelligence.
La corsa alla presidenza per Donna fu un gioco da ragazzi, un plebiscito. Venne eletta con il più grande margine della storia della nazione.
Con grande sconcerto dei membri stessi della commissione d’inchiesta le indagini misero in luce che, senza ombra di dubbio, la maggior parte degli attentati e comunque tutti quelli più cruenti e significativi erano in realtà stati organizzati dalle agenzie governative. Agenti provocatori erano stati gli animatori delle rivolte e in pochissimi casi vi erano persone dell’USA coinvolte nei fatti che avevano provocato l’escalation che aveva condotto il paese alla dittatura di Derrek.
Le responsabilità dell’ex presidente erano talmente evidenti ed incontrovertibili che persino alcuni del suo entourage manifestarono pubblicamente il loro appoggio ad una sentenza capitale per alto tradimento.

Mentre ancora aspettava una risposta, Donna ripensò al discorso che Derrek le fece quella sera di quaranta anni prima, l’ultima volta che si erano visti e parlati di persona.
“La tua parte è la più facile, in fondo devi fare esattamente quello che vorresti fare comunque, quello che ti sembra giusto fare, me lo hai detto tu stessa. L’unico momento critico sarà alla fine, quando dovrai farmi giustiziare.” Donna guardava suo padre con un misto di ammirazione e di odio. Come faceva a chiedere a sua figlia di non vedersi mai più?
Come faceva a chiedere a sua figlia di farlo giustiziare? Il piano di Derrek era assurdo, fantasioso, improponibile, impossibile, anacronistico, antistorico, patetico, illusorio, incredibile. Come poteva suo padre essere così presuntuoso da pensare di poter prevedere i prossimi quarant’anni di storia? Come poteva pensare di poter manipolare tutta una nazione? Come poteva pensare realmente di portare il socialismo negli Stati Uniti d’America?
“Pensa invece a come sarà difficile la parte che dovrò recitare io. Fingere di non conoscerti. Fingere di essere un fascista. Usare i servizi segreti per organizzare attentati e rivolte popolari addossando la colpa su di te. Farmi giustiziare.”
“Ammettiano che tutto questo delirio si trasformi in realtà, facendoti giustiziare, non ti trasformerei in un martire? Non farei di te un eroe? Sarebbe una cosa negativa, darebbe voce ai fascisti che trasformerebbero te in un’icona positiva.”
“No, no... vedi Donna, questa è solo una stronzata. La gente comune, quello che viene chiamato il popolo, segue i vincitori. Può trasformare un martire in un’icona, ma resterà pur sempre un perdente, uno la cui storia è finita male. Gli eroi sono quelli che vincono, la gente vuole immedesimarsi nei vincenti, non in quelli che finiscono sulla sedia elettrica, dammi retta, quando sarà il momento tu non mi dovrai concedere la grazia. Dovrai farmi giustiziare, giuramelo!”
Donna pensò che suo padre stava delirando, che tutto quell’affresco che le aveva disegnato davanti, la destra che avanzava, il paese allo sfascio, lei che era capo della rivoluzione, tutte cazzate. Così decise di giurare. Tanto era solo uno stupido gioco.
“Ok papà, te lo giuro, se tra quarant’anni io sarò il presidente degli Stati Uniti e tu sarai condannato a morte, non ti concederò la grazia.”

Finalmente Derrek si decise a risponderle.
“Lo devi fare. Lo sai. Ne abbiamo parlato all’inizio, ora non ti puoi tirare indietro.” Lei continuò a guardarlo quasi implorandolo con lo sguardo per fargli cambiare idea, ma non disse nulla.
“Credi che per me sia stato facile fare tutto quello che ho fatto?” Con questo Derrek considerò chiuso il discorso, si girò su se stesso e uscì dallo studio ovale chiudendosi la porta alle spalle, senza voltarsi. Fuori lo stavano aspettando per riportarlo in cella.
Donna Selleman, il presidente Donna Selleman, schiacciò il pulsante dell’interfono e, cercando di dissimulare il tremolio della voce, disse: “James, parla tu con la stampa. Il presidente Selleman non si avvarrà della sua facoltà di grazia, non ci saranno rinvii alla sentenza, l’ex presidente Derrek Kerfidelk verrà giustiziato domani mattina. Grazie James.”
Non attese nemmeno una risposta, chiuse la comunicazione e lasciò lo studio ovale per ritirarsi a riposare nella sua stanza personale.

Grazie a tutti!

Riferimenti:

1Post del contest

2Post di aggiornamento

3Secondo post di aggiornamento

4Post di @serialfiller

5Post di @moncia90

6Post di @sbarandelli

7Post di @road2horizon

8Post di @etn0

9Post di @piumadoro

Tutte le immagini sono di mia proprietà.

Sort:  

Leggo con gioia e con sorpresa di essere non solo premiata, ma anche prima classificata! Sono felice che il mio racconto ti sia piaciuto così tanto e che sia riuscito a giustificare a sufficienza il tuo finale. Mi auguro davvero che lo possano leggere e commentare in tanti, dato che si scrive anche perché i lettori possano goderne.
Ripeto e ribadisco che di quel film non avevo mai sentito parlare, la somiglianza ha meravigliato anche me, sebbene ad una lettura più attenta le due storie si discostino alquanto dopo pochi punti (salienti) in comune.
Ho letto con piacere anche il racconto originale pensato da te, mi hai fatto girare la testa, è davvero articolato! Ha una grande complessità e la capacità "previsionale" del professor Kerfidelk mi ricorda quella di Hari Seldon, il sociologo dei romanzi di Asimov.
Complimenti per lo scritto e l'idea del contest, e scusa se magari faccio parte di quei voti non al 100% (sebbene ancora di valore 0): partecipare è una idea nata negli ultimi giorni.
Grazie ancora! Alla prossima!

PS: purtroppo è mia (pessima) abitudine arrivare all'ultimo minuto, causa mille altri impegni che mi portano a rimandare ciò che non è in scadenza. Sorry!

Comolimenti a @piumadoro che si esalta nei contest, bravissima.
Complimenti a tutti, per me resta il tabù dei contest di @ilnegro ah ah

La gioia di uno scrittore è che chi lo legge lo apprezzi! Cercherò di fare altro oltre ai contest, ma lo stimolo dato dallo spunto, la sfida e la scadenza sono quello che mi ci vuole per trovare uno spazietto e scrivere a discapito del poco tempo. Grazie @serialfiller

Stasera mi dedicherò a leggere i post partecipanti al contest che non ho avuto modo di visionare. Complimenti ai vincitori ed agli altri per il risultato ottenuto.
Complimenti anche a @ilnegro...diciamo per avercela fatta sotto il naso!

Grazie molto per il premio!! Sono contento e complimenti a piumadoro! Condivido che merita il primo premio. Ora con calma leggerò il tuo racconto e ti dirò. E' vero che i miei personaggi non sono così nuovi, ma i miei riferimenti indiretti sono i romanzi di Le Carré, di Forsyth e altri e reali storie di spionaggio, pieni di infiltrati. Mi hanno infiltrato la mente...Un grazie ancora!

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