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RE: I dialetti italiani: un modo per esprimere la nostra identità (by @kork75)

in Italylast year

Trilussa è fortissimo e lo apprezzo parecchio. Già conoscevo il suo Li nummeri, poesia oltremodo signifiativa. Amaramente, purtroppo, nella mia regione di origine (Piemonte) si è (o almeno si era, se qualcosa, come spero, è cambiato) troppo usi nel disprezzare chiunque da Roma in giù e infatti un mio conoscente (che ora non ricordo se fosse piemontese pure lui o forse lombardo, ma comunque del nord Italia) s'era pure permesso di disprezzare il dialetto romano quando facendogli conoscere la mia poesia preferita di Trilussa, gli avevo detto essere scritta in simpatico romanesco. Purtroppo il razzismo nei confronti delle regioni centro-meridionali è (o era) parecchio sentito dalle mie parti, dove tra l'altro, per essere considerato piemontese dovevi averci tre generazioni originarie del luogo. Non ti dico gli insulti che si pigliavano i miei cugini (quelli del torinese) sullo scuolabus a causa del cognome palesemente catanese (a dispetto del fatto che le origini da parte di madre sono in parte bergamasche e sembrerebbe pure astigiane e toscane, ma siccome il cognome si prendeva dal padre, tant'è. Mia zia, pur non essendo da lei, era arrivata a una tale esasperazione (i miei cugini non le raccontavano mai niente per non farla preoccupare, ma siccome scendevano sempre dall'autobus piangendo, li aveva alla fine pizzicati) da minacciare di prendere a ceffoni il figlio di un condomino, uno dei bulli sullo scuolabus e l'avrebbe fatto davvero anche a costo di beccarsi una denuncia perchè i figli minorenni degli altri non si toccano. Ma con tutta evidenza, i genitori non gliene davano alcuna, di educazione, affare piuttosto comune già ai loro tempi della scuola (tre cugine sono più grandi me).
Il genovese dovrebbe ricordare il portoghese, avevo letto e infatti vedo qualche parola in comune identica o simile (ma me lo ricorda molto vagamente magari però la pronuncia è simile). Ci somiglia molto di più, in ogni caso, il sardo logudorese. Stessa storia tra il catanese e la variante argentina dello spagnolo (ma la pronuncia del catanese ricorda di più lo spagnolo peninsulare). Qui gli esperti linguisti si possono sbizzarrire!

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Il razzismo territoriale è un problema che affligge l'Italia da tempo e non si può negare che esista anche tra sud e nord. Tuttavia, è importante evitare di generalizzare e di etichettare le persone in base alla loro provenienza geografica. Personalmente mi diverte molto contrapporre i "briganti" nostalgici del Regno delle due Sicilie ai "beceri padani secessionisti", poiché entrambi i gruppi, più che divisivi e anacronistici, denotano una demenzialità surreale. Come pensiero sono allineato con chi dice che per combattere il razzismo territoriale, è necessario promuovere l'educazione sulla diversità culturale, incoraggiando la tolleranza e il rispetto reciproco. In questo, viaggiare può essere un'ottima opportunità per ampliare la propria conoscenza e aprire la mente. Inoltre, è importante anche valorizzare le diverse espressioni culturali regionali, come le poesie (ottimo Trilussa!) o le canzoni dialettali italiane, senza dimenticare l'importanza dell'unità nazionale. Cantare canzoni come "Lontan de Napoli se moeur" (tra l'altro l'inno milanese indiscusso è stato scritto da un "meneghino" di genitori meridionali) può essere un modo per apprezzare la bellezza delle diverse culture regionali.

Il bello è che iniziative per promuovere la diversità culturale non sono mancate, ma...ma...ma...sotto il PD sono state pilotate per indurre la popolazione ad accettare l'inaccettabile (come le ruberie dei ROM, che inutile nascondere il sole con un velo perchè i ROM vivono per davvero da parassiti sociali, tra furti per strada e scassi negli appartamenti). Mi era stato raccontato di un politico nel Lazio che cercava attraverso queste iniziative per promuovere la diversità di convincere i laziali a ringraziare gli zingari perchè vi portano via il superfluo. Mi auguro che oggi non si ripetano gli errori di ieri e le iniziative per promuovere la diversità culturale siano per davvero autentiche e utili. Altrimenti si arriva (ma mi sa che si era già arrivati) all'aberrazione di accettare furti e scassi quale tratto culturale, giustificando l'ingiustificabile attraverso un'etica ad personam, mentre si continua a etichettare come terroni i propri connazionali.

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