Alzi la mano chi non ricorda o, se troppo giovane (ed in questo caso, beato/a lui/lei) non ha mai sentito parlare, del Drive In, la mitica trasmissione di cabaret degli anni '80 che ha in qualche modo inaugurato il genere comico-demenziale in televisione. Il nome dell'ideatore dello show corrisponde a quello di Antonio Ricci, lo stesso di altri programmi cult della TV italiana, come Fantastico o Te la do io l'America, e di trasmissioni destinate a fare la fortuna della TV commerciale negli anni a venire, del calibro di Paperissima e Striscia la Notizia.

L'appuntamento della domenica sera con il Drive In era imperdibile per tutti noi pischelli delle scuole primarie, un po' per i tormentoni dei vari comici, destinati ad entrare nelle vite di tutti i giorni e ad essere ripetuti ossessivamente nel tentativo di scatenare le risate del gruppo, un po' per le grazie di fanciulle come Tini Cansino, Carmen Russo o Lory Del Santo, mai troppo impegnate nel nascondere le rispettive doti fisiche.

Sketches comici come Has Fidanken e Il Tenerone, o caratteri divertenti del tipo de Il paninaro, Vito Catozzo o Beruscao, sono passati alla storia per un'intera generazione, lanciando nel mondo della TV e del cinema personaggi destinati a sviluppare una lunga carriera anche in altri campi, come dimostrato da Massimo Boldi, Ezio Greggio o dal compianto Giorgio Faletti.

_{Massimo Boldi, in mezzo alle ragazze del Drive In. Immagine di pubblico dominio}

Riassunto in poche parole, il Drive In era una fiera della comicità demenziale, che probabilmente al giorno d'oggi verrebbe skippata di sana pianta dalle generazioni più giovani, ma che all'epoca sembrava quanto di più divertente esistesse sulla faccia della Terra. Tuttavia, lungi da me giudicare negativamente i membri della cosiddetta Generazione Z, dato che in tempi presenti, per ridere di gusto, non c'è più bisogno di affidarsi a scemate come le Aste Toste o alle cognate allegre di Passerano Marmorito, ma è sufficiente leggere le cronache sportive nostrane, specialmente quelle legate alla sua "giustizia".

Se non vi sono bastate le esternazioni trattate ieri, si badi, rigorosamente "a titolo personale", del giudice CONI, Piero Sandulli (che possiede come ininfluente tratto distintivo il fatto di essere cognato del presidente del collegio di garanzia che dovrà decidere sul ricorso della Juventus), potete affidarvi, nel tentativo di migliorare il vostro umore, all'ultima trovata dell'inflessibile Procuratore Federale, Giuseppe Chiné.

Il nostro eroe, da immaginare per chi non avesse mai avuto la fortuna di ammirarne l'opera dal vivo, come una specie di superuomo inflessibile e spavaldo di fronte ai criminali sportivi, è riuscito a pizzicare un'altra magagna del calcio italiano, e ad aprire un'ennesima inchiesta destinata a squarciare le tenebre e riportare finalmente il trionfo della luce.

Se state pensando al deferimento di Lautaro Martinez per le frasi offensive rivolte all'arbitro Chiffi con tanto di originalissimo riferimento alla Juventus (gli ha dato praticamente del venduto, a libro paga dei bianconeri), o a quello dell'Atalanta, per aver definito su Twitter il Sassuolo utilizzando un altro fantastico evergreen, JuveSassuolontus, siete completamente fuori strada.

_{Photo by Kurt Eng, CC BY-SA 2.0, attraverso Wikimedia Commons.}

Queste offese gratuite, che se rivolte ad altri protagonisti del calcio italiano stanziati qualche parallelo più a sud avrebbero scatenato rivolte di piazza ed interrogazioni parlamentari, non interessano alla maggior parte degli sportivi, né riescono a suscitare un adeguato "sentimento popolare". Anzi, per molti sono addirittura giuste e divertenti. Prendersela con i "buoni" del resto costa fatica, abbassa il livello di "fama", come nel videogioco Red Dead Redemption, ma soprattutto non serve a spedire il proprio nome in prima pagina.

L'obiettivo del bene, si sa, deve essere in qualche modo sempre collegato all'abbattimento del "lato oscuro della Forza", e chi meglio del vecchio Luciano Moggi può costituire, in un momento storico come quello attuale, il bersaglio perfetto? Si da il caso infatti che l'ex direttore generale di Napoli, Torino e Juventus abbia compiuto l'imprudenza di recarsi ad assistere alla partita tra le squadre under 19 di Napoli e Juventus, e ivi di salutare il dirigente accompagnatore bianconero, Gianluca Pessotto.

Moggi, essendo stato radiato dalla sentenza di Calciopoli da ogni carica, non può accedere al recinto di gioco di nessuna gara organizzata dalla FIGC, mentre nell'occasione pare abbia compiuto una breve camminata a bordo campo per raggiungere le tribunette dell'Arena Giuseppe Piccolo di Cercola, dove si svolgeva la partita. Indubbiamente un'infrazione inaudita, in grado di cambiare per sempre le sorti del calcio.

Ma la cosa ancora più divertente su questa ulteriore grande battaglia giudiziaria, è stata che invece di chiedere spiegazioni a chi organizzava la gara, la Società Sportiva Calcio Napoli, Chiné abbia interrogato fino ad oggi esclusivamente Pessotto, reo di essersi trattenuto con Moggi per una quindicina di minuti di amabili chiacchiere.

Come giustamente sottolineato dall'ex imputato numero uno di Calciopoli, oltre alla radiazione, in materia sportiva, non esistono altre punizioni, a meno di voler introdurre quelle corporali. Ma ciò che Big Luciano non ha considerato è che probabilmente le richieste di deferimento di Chiné non riguarderanno lui, né la società che ha ospitato la partita, ma quella della persona pizzicata a rivolgergli la parola e che ancora, per usare un termine caro ai bimbi dell'asilo, "lo fa amico".

Mi aspetto il ritorno, nelle prossime ore, di un altro lancio di palle incatenate con incisa la frase che tanto abbiamo imparato ad apprezzare in questi giorni: "Cosa rischia la Juve?". Non ci credete? Guardate che passare dalle plusvalenze solitarie alla responsabilità oggettiva per una gara giocata in trasferta, sul campo di un'altra società, è un attimo.