79 d.C. Rotta su Pompei

in #ita7 years ago (edited)

E' parte del titolo di un libro pubblicato nel 2014 dall'ing. F. Russo per lo Stato Maggiore della Difesa: "79 d.C. Rotta su Pompei. Indagini sulla scomparsa di un ammiraglio". E l'ammiraglio in questione è niente meno che Caius Plinius Secundus, meglio noto come Plinio il Vecchio, per distinguerlo da suo nipote, Plinio il Giovane. E' quest'ultimo che ci racconta, o meglio racconta al suo amico Tacito, lo storico, le vicende che portarono lo zio a morire il 24 agosto (o settembre) del 79 d.C., sulla spiaggia di Stabia, dal lato opposto della città di Pompei: egli infatti era di stanza a Miseno in qualità di praefectus classi, cioè di comandante in capo della flotta imperiale.


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Il racconto del nipote (Ep. 6,16), figlio di sua sorella, è quasi la cronaca ora per ora di quella giornata. Quindi dedicategli un po' di pazienza e godetevelo (la traduzione, a parte miei aggiustamenti, è quella che si trova qui).

"Il 24 agosto, verso l'una del pomeriggio, mia madre lo informa che spuntava una nube fuori dell'ordinario sia per la grandezza sia per l'aspetto. Egli dopo aver preso un bagno di sole e poi un altro nell'acqua fredda, aveva fatto uno spuntino stando nella sua brandina da lavoro ed attendeva allo studio; si fa portare i sandali e sale in una località che offriva le migliori condizioni per contemplare il prodigio. Si elevava una nube, ma chi guardava da lontano non riusciva a precisare da quale montagna (si seppe poi che era il Vesuvio): nessun'altra pianta meglio del pino ne potrebbe riprodurre la forma [...] e talora era bianchissima, talora sporca e macchiata, a seconda che avesse trascinato con sé terra o cenere."


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Ora va detto che il nostro ammiraglio era anche un uomo erudito, autore di un'opera immensa di carattere enciclopedico su quello che allora era considerato il sapere scientifico (Naturalis Historia). Infatti il nipote prosegue:

"Nella sua profonda passione per la scienza, stimò che si trattasse di un fenomeno molto importante e meritevole di essere studiato più da vicino. Ordina che gli si prepari una liburnica [piccola imbarcazione veloce] e mi offre la possibilità di andare con lui se lo desiderassi. Gli risposi che preferivo attendere ai miei studi e, per caso, proprio lui mi aveva assegnato un lavoro da svolgere per iscritto. Mentre usciva di casa, gli venne consegnata una lettera da parte di Rettina, moglie di Casco, la quale, terrorizzata dal pericolo incombente (infatti la sua villa era posta lungo la spiaggia della zona minacciata e l'unica via di scampo era rappresentata dalle navi), lo pregava che la strappasse da quel frangente così spaventoso. Egli allora cambia progetto e affronta per l'impulso della sua eroica coscienza ciò che aveva incominciato per interesse scientifico. Fa uscire in mare delle quadriremi e vi sale egli stesso, per venire in soccorso non solo a Rettina ma a molta gente, poiché quel litorale in grazia della sua bellezza, era fittamente abitato.[...] Nel frattempo dal Vesuvio risplendevano in parecchi luoghi delle larghissime strisce di fuoco e degli incendi che emettevano alte vampate, i cui bagliori e la cui luce erano messi in risalto dal buio della notte. Egli, per sedare lo sgomento, insisteva nel dire che si trattava di fuochi lasciati accesi dai contadini nell'affanno di mettersi in salvo e di ville abbandonate che bruciavano nella campagna. [...]


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Insieme esaminano se sia preferibile starsene al coperto o andare alla ventura allo scoperto. Infatti, sotto l'azione di frequenti ed enormi scosse, i caseggiati traballavano e, come se fossero stati sradicati dalle loro fondamenta, davano l'impressione di sbandare ora da una parte ora dall'altra e poi di ritornare in sesto. D'altronde all'aperto c'era da temere la caduta di pomici, anche se erano leggere e corrose; tuttavia il confronto tra questi due pericoli indusse a scegliere quest'ultimo. In mio zio una ragione predominò sull'altra, nei suoi compagni una paura s'impose sull'altra. Si pongono sul capo dei cuscini e li fissano con dei capi di biancheria; questa era la loro difesa contro tutto ciò che cadeva dall'alto. [...] Altrove era già giorno, là invece era una notte più nera e più fitta di qualsiasi notte, quantunque fosse mitigata da numerose fiaccole e da luci di varia provenienza. Si trovò conveniente recarsi sulla spiaggia ed osservare da vicino se fosse già possibile tentare il viaggio per mare; ma esso perdurava ancora sconvolto ed intransitabile. Là, sdraiato su di un panno steso a terra, chiese a due riprese dell'acqua fresca e ne bevve. Poi delle fiamme ed un odore di zolfo che preannunciava le fiamme spingono gli altri in fuga e lo ridestano. Sorreggendosi su due semplici schiavi riuscì a rimettersi in piedi, ma subito stramazzò, da quanto io posso arguire, perché l'atmosfera troppo pregna di cenere gli soffocò la respirazione e gli otturò la gola, che era per costituzione malaticcia, gonfia e spesso infiammata. Quando riapparve la luce del sole (era il terzo giorno da quando aveva iniziato la prima osservazione) il suo cadavere fu ritrovato intatto, illeso e rivestito degli stessi abiti che aveva indossati: la maniera con cui si presentava il corpo faceva più pensare ad uno che dormisse che non ad un morto."

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Perché tanto interesse ora? Come si legge in un articolo uscito di recente su La Stampa, qualcuno si è ricordato di un reperto dimenticato in un altrettanto sconosciuto museo di Roma, quello dell'Arte Sanitaria: si tratta di un cranio umano, esposto in una teca con la didascalia: "Cranio di Plinio il Vecchio".

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Esso proviene dagli scavi eseguiti agli inizi del '900 sulla spiaggia di Stabia, che riportarono alla luce, tra le altre cose, un gruppo di scheletri umani: tra essi se ne distingueva uno per l'apparato di ornamenti che lo corredavano, tra i quali una spada riccamente decorata e un anello. Ed è stato soprattutto quest'ultimo particolare a suggerire l'ipotesi di identificazione dei resti, poiché si tratterebbe dell'anello che indicava l'appartenenza all'Ordo equester, cioè al ceto dei cavalieri, la seconda classe più illustre della società romana (l'Imperatore era in cima della piramide, ovviamente). Ora noi sappiamo che la famiglia, grazie a suo nipote, aveva scalato le vette sociali entrando nell'Ordine senatorio, ma che il nostro Plinio apparteneva ancora a quello equestre (sebbene ai suoi ranghi più illustri), motivo per cui i conti sembrerebbero tornare.

Se posso esprimere un dubbio, a leggere la cronaca riportata sopra, a me parrebbe di capire che il cadavere dell'ammiraglio venne ritrovato e - quindi - riportato a Roma, cosa che osterebbe con l'ipotesi della "scomparsa" di cui invece si parla nell'articolo.
Tuttavia, ciò che davvero sembra molto interessante è che, grazie all'interessamento del giornalista, sono stati contattati i ricercatori dell'Università di Camerino che hanno studiato la cosiddetta Mummia del Similaum.



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Qual è il collegamento? Lascio la parola a F. Russo: "Nei primi anni di vita di una persona, gli isotopi radioattivi contenuti nell’acqua da bere si depositano nei denti. Dato che Plinio era nato a Como, basterebbe verificare che gli isotopi contenuti nei denti del cranio corrispondano a quelli delle acque che scorrono nel comasco. In ogni caso, un reperto simile, già da ora, con gli elementi di cui disponiamo, sarebbe degno di una valorizzazione di gran lunga maggiore di quella attuale. Una semplice scatola di vetro per l’unica reliquia del mondo romano non le pare un po’ poco?“.

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Post molto bello davvero! Complimenti! (:

Bellissima Pompei, ci sono stato 9 anni fa, come tappa delle crociera del viaggio di nozze!

I will support you, God bless you, I learn english, so if I made some mistakes, then I apologize and keep it and check me out @kamranbhatti
thank you very much

我会支持你,上帝保佑你,我学中文,所以如果我犯了一些错误,那么我道歉并保持
非常感谢你

Se non vado a pompei entro quest'anno ti autorizzo a non essere più mia amica 😊

Abbecerto.

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