Storia Breve (ma non troppo): La Ragazza Con il Cappotto Rosso. (Capitolo 2 di 2)

in #ita7 years ago (edited)

La ricordò invece per come l’aveva vista la prima volta, quando si era sentito chiamare. con voce gentile, da quella ragazza rossa che indossava un calzino diverso dall'altro ai lati del campo, mangiando melograni.

Gli raccontò inoltre che, arrivato a Castellovecchio aveva preso il treno per Villacorta, ed era venuto qui a morire.

Fu solo allora che Filippo Giuliani guardando meglio il vecchio amico, notò che anche se la sua pelle era morbida come quella di un bambino, il suo sguardo pareva quello di un uomo che aveva abbandonato la vita già da molto tempo.

“Addio amico mio, che tu possa trovare Ia felicità che questa vita si è dimenticata di darti" lo salutò Filippo, con uno sguardo sincero, anche Cosmo gli sorrise, poi sparì nel campo di grano da dove era venuto, ogni tanto alzava lo sguardo come se si aspettasse che dall’orizzonte apparisse qualche treno pronto a riportarlo lontano. Nel villaggio intanto gli abitanti che lo avevano riconosciuto, increduli davanti alla sua giovinezza, avevano sparso la voce che molto tempo prima Cosmo avesse catturato la morte e l’avesse chiusa in cantina.

Quando Cosmo riaprì la porta della cantina la ragazza col cappotto rosso alzò la testa, i suoi occhi erano vuoti come una botte piena d’acqua, si stringeva immobile in quel cumulo di stracci come la veste di un regina.

Ormai era diventata una vecchia.

“Puoi uccidermi se vuoi”esordì lui.

“Ho fatto tutto ciò che dovevo fare, visto tutto quello ”the dovevo vedere puoi portarmi via” le si avvicinò per liberarla dai lacci, lei arretrò come un animale che non riconosce il padrone.

“Hai paura adesso?”rise lui

la morte ha una voce gentile e occhi grandi

“Hai paura che ti uccida?”

la morte ha polsi sottili e un sorriso materno.

Lui la alzò con forza “Uccidimi allora, non voglio aspettare oltre!"

La morte è una mano calda, un bacio lunghissimo.

“non posso” sussurrò lei “sono troppo debole, mi hai tenuta rinchiusa qui dentro per troppo tempo”.

Lui le lasciò le mani e lei cadde a terra, la sua bocca si tagliò contro il cemento gelido, lei strisciò contro il muro e tornò ad accovacciarsi.

“Mi dispiace” gli disse quasi piangendo, sembrava un topo che cerca un fessura per nascondersi nel buio.

Gli fece pena quella ragazza, Ia prese in braccio, la portò di sopra avvolgendole una coperta calda attorno alle spalle, le preparò una tazza di latte caldo poi aggiunse "se non lo farai tu, lo farò io da solo”.

"Non puoi farlo!” disse lei “ Se lo farai la tua anima vagherà in un eterno stato di orrore!” “e allora come posso fare!?”esclamò Cosmo in preda alla disperazione.

“Devi trovare un’altra morte che ti assista mentre lo fai" gli disse la ragazza con voce triste.

Cosmo uscì di casa, non era difficile, doveva solo trovare un’altra ragazza con un cappotto rosso che inseguiva una persona con l’intento di ucciderla.

Per nove anni Cosmo girò per il mondo e trovò morti che inseguivano i loro uomini, ma quando le fermava e chiedeva loro di ucciderlo, esse si spaventavano e scappavano via, “Noi non ti uccideremo mai, abbiamo paura di te, abbiamo visto come hai trattato la tua morte! Vattene, stacci lontano".

Quando Cosmo tornò a casa dopo nove anni si stupì di trovare la sua morte ancora seduta sul divano ad aspettarlo, ma ella era ancora debole e non avrebbe mai più potuto ucciderlo.

Cosmo le raccontò del suo viaggio e delle altre morti che aveva incontrato e che avevano avuto paura di lui, le disse che erano incoscienti, che la sua era stata un'azione naturale non di crudeltà.

“Cosa potevo fare" continuò lui

“Quel giorno nel campo di melograni uscito dall’appartamento, ti ho vista che mi aspettavi, eri venuta ad uccidermi e io avevo ancora troppe cose da fare per morire, un qualsiasi uomo con ancora un po' di voglia di vivere ti avrebbe catturata".

La morte lo guardò negli occhi con lo sguardo straziato, “Pover uomo, tu in tutto questo tempo non hai mai capito niente, non ti aspettavo quel giorno nel campo di grano per ucciderti, nessuna morte può uccidere il proprio umano, io ti stavo solo vicino, nel
caso ti fosse successo qualcosa di grave io sarei stata pronta ad aiutarti e a portare la tua anima in un posto dove sarebbe stata in pace. Così facendo ai dannato la tua e la mia vita” Cosmo cadde a terra tremante, un urlo profondo avvolse la città di Villacorta.

L'anno successivo Filippo Giuliani capì che di li a poco sarebbe morto, spese i suoi ultimi risparmi per ristrutturare il cimitero di Villacorta, fece fare anche una piccola tomba all’amico Cosmo, il cui corpo non fu mai ritrovato; su quella tomba i bambini di Villacorta si divertono a raccontare storie, narrano che in certe ore della notte e prima dell’alba su quella tomba si soffermino un uomo che tiene sottobraccio una vecchierella avvolta in un cappotto rosso e che ogni notte lascino il fiore di un melograno ai lati della lapide.

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img credz: pixabay.com
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