THENEVERENDINGTRIPGRAZIECOV - Parte IV

in #ita5 years ago



Alla fine parto, destinazione Bologna, 110 km a nord da casa.
Non perdo il sorriso. In altri tempi mi sono colpevolmente lasciato travolgere dagli accadimenti, ma stavolta no. Certo sono stanco e provato, del resto ho dormito poche ore negli ultimi due giorni, ma l’umore è buono e trovo anche il tempo di scherzare su questo aereo semi deserto della Air- Dolomiti.

Aggiornamento flash
Me so mis pure io a mascherina 2.0
così mi proteggo dal virus
e in caso e avutament e stommac sto già appost!!

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Tutto scorre rapido, in effetti il volo è di circa un’ora. L’atterraggio è discreto come discreta è l’ansia del dover correre per prendere l’autobus per Rimini. Il pensiero dei controlli è l’unica nota stonata di questo ritorno in madre patria.
Saluto il mio primo passo su suolo italico in un tripudio di allegria ed emozione, un giubilo di incontinente felicità.
Ma la tempesta ansiolitica legata agli orari fa si che per un attimo il sorriso si spenga. Per un attimo appunto. Perchè i controlli sono degni di un Pit stop Ferrari al gran premio di chissà dove. Una sparata al collo con un termometro laser e via. La tempesta si è rivelata un temporale estivo.

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Torna il sorriso e torna l’impulso italico. Adesso ho tempo, 30 minuti per prendere autobus e avvicinarmi ancora di più a casa.
Voglio un caffè, voglio sentire l’aroma schiaffeggiare tutte le papille gustative senza esclusione di colpi, le voglio mettere al tappeto, confonderle con quel nero denso.
Un caffè, per favore
Sono un re!

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Sento che ormai sono in discesa, che la meta si avvicina e quindi gongolo nel relax di una sigaretta. L’autobus è lì, pronto per la partenza, biglietto e posto. Altra sigaretta. Nulla può andare storto adesso, mentre il pullman parte e dalla radio, quasi a profetizzare il tutto, parte un Nothing’s Gonna Stop Us Now degli Starship

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Alla fine si arriva. Rimini è deserta, un pò per l’ora un pò per la paura del virus. Ma l’autobus ha portato un pò di ritardo comunque, per le fermate che ha fatto. Il treno parte in 5 minuti, corro come un dannato in una stazione vuota.
Binario 6, l’ultimo e che cazzo!
Fare attenzione ai borseggiatori
Cazzo macchinetta ma sono da solo, muoviti!!

Corro come un disperato, come un maratoneta distrutto agli ultimi 100 metri, e come quello mi accascio in una scala troppo ripida per il mio livello di stress e stanchezza.
Ma mi rialzo, l’altoparlante che annuncia la partenza del treno, la capotreno che mi vede e mi dice salga dobbiamo partire, le faccio un cenno, mentre claudicante abbraccio il trofeo fatto maniglia della porta del treno.

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Il treno è vuoto, il ginocchio scorticato e la mano dolorante. La capotreno mi oblitera il biglietto poichè non ero riuscito a farlo. 20 minuti. Solo venti minuti.

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La stazione di Bellaria spettrale, anzi anche gli spettri erano già a casa.

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Quasi mezzanotte del 1 di marzo. Gli ultimi 800 metri trascinando me e la valigia verso casa. La porta che si apre ed io che mi abbatto sul divano.
“Alexa notizie sul coronavirus”
Lei si attiva e trasmette Sky Tg 24

“Alexa, ma che ce ne fott!!”

Disinfetto il ginocchio e aspetto Morfeo sul letto... ma quello stronzo non si farà vedere fino alle 6 del mattino.

The never ending trip è finito, o forse non finirà mai.

Theneverendingtripgraziecov - Parte I

Theneverendingtripgraziecov - Parte II

Theneverendingtripgraziecov - Parte III




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