L'uso strategico della comunicazione umana – parte 1

in #ita6 years ago

Ispirata dalla lettura del post “Aspetti della comunicazione” di @lenhadora di qualche tempo fa, mi è rimasta la voglia di approfondire l'argomento.
Infatti, pienamente d'accordo con lei, considero la comunicazione un aspetto fondamentale della vita umana. Le persone, attraverso una serie di segnali che si sono sviluppati ed evoluti nel corso dei secoli, comunicano costantemente con gli altri esseri viventi e con l'ambiente circostante. Come afferma P. Watzlawick nel primo assioma della comunicazione “è impossibile non comunicare”: attraverso la comunicazione gli uomini scambiano pensieri e messaggi, ma la vera comunicazione non è il messaggio in sé, ma COME lo percepisce l’altra persona perché LA COMUNICAZIONE È RELAZIONE.


Alcune ricerche hanno dimostrato che ciò che dà forza a un messaggio è:
- per il 7% la componente verbale (le parole usate e la loro logica),
- per il 38% la componente para verbale (come diciamo le cose: il timbro, il ritmo, il tono, l’inflessione della voce) e
- per il 55% la componente non verbale (i messaggi che vengono trasmessi con il corpo: la postura, la mimica, la gestualità, la prossemica).
Ma come – direte voi – io dico una cosa il mio interlocutore è più attratto da come muovo le mani? Ebbene si: comunicare in modo efficace non è affatto semplice, molto più facile assistere ad incomprensioni, incoerenza e fraintendimenti. Avete presenti quelle frasi tipo....“ma possibile che non capisci mai quando ti parlo?”, “non intendevo dire quello, come sempre non hai capito!”

Vorrei riportare, proprio in questo contesto, il mio incontro con la professoressa Ludovica Scarpa, esperta in pragmatica della comunicazione interpersonale e strategie di trattativa.



Ludovica Scarpa parla dell’importanza della comunicazione e del potere che essa ha nella nostra vita: la comunicazione è espressione di noi stessi, noi siamo quello che comunichiamo, consapevolmente e inconsapevolmente. Come spieghiamo le cose? A chi/cosa imputiamo la causa degli avvenimenti? Che tipo di persone siamo/vogliamo essere? Durante il percorso formativo dell'uomo in senso generale ci si preoccupa dello studio delle diverse discipline, dei programmi da portare a termine, dei voti, ma quasi mai si investe sull’insegnamento della comunicazione interpersonale, che si rivela invece mezzo fondamentale per interpretare noi stessi e gli altri in modo sano ed efficace.


IL QUADRATO DELLA COMUNICAZIONE DI SCHULZ VON THUN



Se siamo spiacevolmente colpiti da una comunicazione vuol dire che la prendiamo dal lato giallo, cogliamo quella che, almeno all’apparenza, è una considerazione negativa che l’altro ha di noi, spesso rivolta in modo aggressivo. Ma se siamo consapevoli di questo possiamo guardare e analizzare la comunicazione secondo gli altri lati del quadrato:
lato blu = informazione = il dato di fatto
lato rosso = appello = la richiesta
lato verde = come si sente l’altro per parlare così? = solitamente dietro all’aggressività c’è impotenza di fronte alla quale le persone possono rispondere con reazioni di depressione o aggressività. A nostra volta noi, se ci sentiamo aggrediti, o scappiamo o aggrediamo di conseguenza.

Facciamo un esempio: moglie e marito a tavola. Lui dice, in modo un po' digustato: “C'è una cosa nera nella minestra”.
- lato blu = informazione. Pensiero di lui: c'è qualcosa di nero nella minestra; pensiero di lei: c'è qualcosa di nero nella minestra.
- lato rosso = la richiesta. Pensiero di lui: dimmi che cos'è; pensiero di lei: non lo farò mai più.
- lato verde = rivelazione di sé. Pensiero di lui: non so che cosa sia; pensiero di lei: non gli piace.
- lato giallo= la relazione. Pensiero di lui: hai cucinato tu, di certo lo saprai; pensiero di lei: sono una pessima cuoca.
E' così che da una semplice affermazione la moglie ha tratto una conclusione disastrosa!

Se ci alleniamo a vedere tutti i lati del quadrato e prestiamo più attenzione al lato verde avremo due vantaggi: non stiamo male, perché non ci sentiamo attaccati e costretti a difenderci, e riusciamo a comunicare in modo efficace.
Nella cultura mediterranea manca la cultura del feedback per paura di soffrire, per paura di dire la verità. Non siamo capaci di dire “mi sento a disagio per…” e il lato verde diventa aggressivo, attacca, perché non sa come comportarsi e ha paura di un rifiuto.
Bisogna fare attenzione alle etichette che può capitare vengano associate alla nostra persona, è ovvio che per alcuni possiamo avere caratteristiche positive, per altri negative. Ma non dobbiamo mai mettere il senso di noi in balia dei bisogni degli altri: è importante imparare ad usare il quadrato della comunicazione non per non arrabbiarci mai, ma per rispondere in modo adeguato ai bisogni, nostri e degli altri; per cercare di rendere il lato giallo meno sensibile e di non rispondere in modo automatico alle provocazioni.

Uno strumento particolarmente utile per realizzare una buona comunicazione è l’uso della parafrasi, ovvero la ripetizione di ciò che ascoltiamo con parole nostre, senza giudicare, senza interpretare, per accertarci di aver capito bene.



Secondo i pragmatici della comunicazione quasi mai capiamo veramente quello che gli altri ci dicono e quasi mai ce ne rendiamo conto. Al contrario, spesso sentiamo il bisogno di far capire all’altro che stiamo ascoltando e capendo: interrompiamo, finiamo le frasi frettolosamente, interpretiamo senza riflettere e con superficialità. Modi di fare piuttosto comuni e compresi tra amici, ma in contesti diversi e soprattutto in ambiente di lavoro, questi atteggiamenti possono creare disagi e incomprensioni.

Proviamo a fare attenzione a quale orecchio mettiamo in funzione quando ascoltiamo:
Altro esempio: marito e moglie a tavola. Il marito chiede: dov'è il pane?
Quale orecchio userà la moglie per ascoltare e poi rispondere?:
- Orecchio blu: primo armadietto a destra;
- Orecchio rosso: lo prendo io;
- Orecchio verde: sempre nello stesso posto da quando viviamo qui (che noia, sempre le stesse cose);
- Orecchio giallo: alzati e cercatelo (non sono mica la tua domestica).

E allora da che lato decidiamo di prenderla? Può il pane portare al divorzio?

E' interessante vedere come il modello delle quattro orecchie di Von Thun possa essere accostata alla teoria dell'iceberg di Freud, secondo la quale l'attività cosciente dell'uomo, quella di cui siamo consapevoli, è una minima parte della nostra vita paragonabile alla parte emersa di un iceberg. Ma la parte più consistente della nostra attività mentale agisce nella più grande parte sommersa, in modo inconsapevole e di solito difficilmente accessibile.



Fonti:
Le foto sono miei disegni rielaborati o tratte da https://pixabay.com
Il testo è ispirato alle dispense e alle lezioni della professoressa Scarpa, che sono state svolte in modo partecipativo e laboratoriale.
Un grazie alla mia compagna di studi L.Z.
Sort:  

Caro John
no, in questo caso si parla esplicitamente di una comunicazione di tipo interpersonale, dove c’è un cosa (messaggio) e un come (verbale o non verbale, che dà significato al cosa e che determina la reazione del ricevente). Nella lettura di un testo (in cui magari non sai neanche se è ciò che è scritto è vero oppure fantasia) certo puoi avere delle reazioni, puoi decidere che non ti piace per nulla oppure che ti è stato particolarmente utile, ma non c’è rischio di un tuo comportamento negativo che parte in automatico come per esempio tirare un pugno all’autore!!
Grazie per averci letto e per aver voluto approfondire, buona giornata

I meccanismi della comunicazione che hai descritto valgono solo per la comunicazione verbale? Intendo chiedere: quando leggiamo un testo, valgono le medesime regole?

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