Pisa: le geometrie esistenziali di Escher

in #ita-review7 years ago (edited)

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"Dio muove il giocatore
che muove il pezzo.
Ma quale dio, dietro Dio,
questa trama ordisce
di polvere e di tempo, di sogno e di agonia?"

Jorge Luis Borges

La mia conoscenza di Pisa è sempre stata da cartolina, anzi, per la precisione è sempre stata una conoscenza aeroportuale. Un mordi e fuggi di passaggio verso altre destinazioni. Questa volta decido di fare un giro attraverso la città seguendo il fiume. Osservo il Lungarno, con i suoi bei palazzi che s'affacciano sul fiume, tra turisti distratti ed interessati a foto ricordo da postare su un social network.

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L'Arno - di un particolare color biondo che non da l'idea di sporco - lentamente si dirige verso il Tirreno svoltando a sinistra con dolcezza e calma. Una calma solenne come lo scorrere della vita di una persona fortunata.
Seguendo il suo lento fluire osservo i palazzi che vi si affacciano: hanno quasi tutti una colorazione tenue, color pastello. Fino a quando il mio sguardo - che segue l'andare lento ed imperioso del fiume - non incontra un palazzo dal colore blu alice che non rispetta questa regola non scritta.
Sono attratto da questa stranezza: attraverso il ponte e poi cammino per la strada a passo lento - seguendo il curvare del fiume - fino a quando mi ci trovo di fronte. Si tratta di un museo dove vengono allestite mostre temporanee. Dal balcone centrale - a mo' di richiamo - è esposto un grande manifesto. Quasi un dazebao esisttenziale: "Escher, oltre il possibile".

Un titolo che è una scelta felice ed invitante: lo slogan "oltre il possibile" non significa impossibile ma un possibile alternativo. Un oltre il possibile che è un Possibile diverso rispetto a quello che è e che è stato. Un possibile variabile a seconda delle porte alternative che si prendono agli incroci del destino.

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Ecco l'artista che osserva, in una sfera di cristallo, alla ricerca di evoluzioni e di trasformazioni, nel tempo e nello spazio, di animali, uomini e città.

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Ecco splendide citta immaginarie (o reali?) che si trasformano nello spazio in scacchiere dove i suoi abitanti sono dei pezzi: ad azione corrisponde reazione nella scacchiera della vita sociale.

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Ecco strani camaleonti imprigionati in bellissime forme geometriche che potrebbero essere le convenzioni sociali.

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Ecco uno strano lastricato che nello spazio si scompone liberando delle splendide farfalle.

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Ecco la mano del disegnatore che delinea simmetricamente alla sua, la mano, speculare, di un altro disegnatore: forse le curve del nostro destino sono disegnate da un'altra mano alla quale però noi - a nostra volta - lo disegniamo reciprocamente?

Esco dalla mostra dopo un paio d'ore. Assorto. Vedo ora la città come un enorme meccanismo. Una Macchina del Tempo che si muove nello spazio disegnando destini speculari ed incrociati. L'Arno scorre verso il Tirreno, indifferente a tutto.

(Le foto sono di mia proprietà)

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Meraviglioso, ben fatto! Mi è piaciuto, applausi virtuali! Sei riuscito a catturarmi e a trascinarmi a fine lettura, è stato un piacere!

Un giorno parlando con un amico, dissi poi a Pisa che c'è da vedere una volta vista Piazza dei Miracoli...
L'amico mi elenco una serie di posti e edific, che andai via dalla vergogna, promettendomi di andare oltre Piazza dei Miracoli, tempo fa ho avuto l'occasione di andare a Pisa, ho approfittato per verificare la città vera e devo dire che il mio amico aveva ragione... Ho chiuso la gita fuori porta, abito a 60km da Pisa, con una mangiata indimenticabile a Mariana di Pisa. Pisa è una città bellissima piena di eventi e molto giovanile, ci sono tante università... non conoscevo il soggetto del tuo articolo, ne approfondirò...ma conosco lo scorrere dell'Arno.
Ciao

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