Il Sinis

in #ita6 years ago (edited)

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Il mare unisce i paesi che separa.

Alexander Pope

In quella stretta lingua di terra che chiude da Nord il Golfo di Oristano e che separa il mare morto dal Mar di Sardegna tutto profuma di Storia. O per meglio dire, tutto profuma di Storie. Quelle di mercanti fenici e cartaginesi, di generali romani, di navi da guerra bizantine, di sacerdoti sardi e dei loro riti, di hidalgos aragonesi, ma anche storie di schiavi e di pescatori.

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Arrivi da Cabras dopo aver costeggiato da parte a parte tutta la laguna di Mistras passando davanti al piccolo paese di San Salvatore dove sono stati girati decine di spaghetti western. Antico ed ancestrale che si mischia al contemporaneo della società dell'immagine e della finzione. Passo dritto, ho saputo che il saloon western dove sono state girate tante scazzottate e duelli è andato distrutto in un incendio. Peccato.
Continuo fino a San Giovanni di Sinis, proprio all'imbocco della lingua di terra che arriva fino a Capo San Marco. Un pezzo di mondo - come dicevo - che profuma di Storie. Un pezzo di mondo isolato e protetto dal resto della Sardegna da acquitrini e lagune che hanno evitato contaminazioni. Se le lagune lo hanno protetto dall'interno, il mare ha reso questo lembo di terra crocevia del mondo. Perchè chi controllava questa penisola dominava la rotta mercantile che portava dalla penisola iberica alla penisola italica: qui si sono succeduti sardi, fenici, cartaginesi, romani, bizantini, saraceni, arborensi e aragonesi. Tutti volevano controllare la penisola e tutti hanno lasciato traccia del loro passaggio.

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Arrivo a San Giovanni di Sinis, un piccolo borgo di pescatori di una ventina di case in tutto, appena dopo un acquazzone che ha lasciato qualche piccola pozzanghera sulle sue viuzze - per fortuna - ancora sterrate. Le case sono povere, basse e hanno al massimo un paio di ambienti interni, a volte uno solo. C'è anche purtroppo qualche seconda casa costruita con poco gusto negli anni sessanta o settanta. Rompono un po' l'incanto fuori dal tempo del posto, ma anche questa è storia: la storia dei nostri tempi così poco rispettosa degli spazi, dei panorami, dei luoghi. Buon gusto e rispetto dei luoghi e della storia che viene dal passato e che s'accavalla al cattivo gusto del presente: ecco, fianco a fianco una casa anni settanta e una barracca dei pescatori. Sas Barraccas sono piccole e tipiche case dei pescatori costruite con il falasco, un arbusto che cresce sui terreni lagunari. Un esempio di rispetto dei luoghi, di fantasia nell'utilizzo delle risorse naturali per trovare ricovero ed un esempio di quella che oggi chiamiamo bioedilizia.

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Arrivo fino a quella che scopro essere una chiesa dedicata a San Giovanni Battista, un capolavoro di architettura paleocristiana lasciatoci dai bizantini e vecchio di almeno millecinquecento anni. E' costruita con blocchi di arenaria chi gli danno una luminosità abbagliante.

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Luminosità abbagliante che và a formare un'armonia degli opposti con il suo interno scuro che favorisce il raccogliemento interiore e la ricerca di Dio e di se stessi.

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La chiesa è piccola, ma le sue tre navate e la sua volta a botte danno una sensazione di imponenza e magnificenza. Una magnificenza che è data anche dalla sua austerità che ricorda la purezza dei primi cristiani e dei loro culti. Immagino sacerdoti bizantini che officiano il rito in lingua greca. Il greco parlato in quel crogiolo di razze e culture che era l'antica Bisanzio.

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La mia attenzione e inesorabilmente attratta dall'antichissima acquasantiera di gusto orientale: ha scolpiti dei bassorilievi dove sono rappresentati esseri dallo sguardo umano ma dai tratti leonini e con, dietro, delle ali. Forse questa era l'immagine degli angeli che avevano i bizantini? O forse sono i leoni alati di San Marco?

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Esco e continuo il mio girovagare in questa splendida penisola. Supero il paese e continuo sulla strada sterrata. Sulla sinistra mi lascio alle spalle le rovine dell'antica città Tharros e continuo tra torri di avvistamento aragonesi e rovine di installazioni militari dell'esercito italiano.

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E' l'ora del crepuscolo. Luce ed ombra si fondono in una scintilla d'infinito. Mi fermo ad ossorvare, dal faro di Capo San Marco, lo spettacolo della natura sopraffatto dall'odore del mirto che si mischia all'odore della salsedine portata, fin sul promontorio, da una leggera brezza.

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(Le foto sono di mia proprietà)

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Ciao @giuseppemasala! Un posto davvero meraviglioso... la chiesa paleocristina mi ha colpito tantissimo. Un bellissimo viaggio, grazie :)

Grazie a te di avermi dedicato del tempo!

Molto bello e ben scritto. Grazie del tuo impegno e del tuo occhio sensibile.

Grazie a te della considerazione e delle belle parole!

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Whats up Man!! welcome :)
Great Job Vince!!
Spoken like a leader... Stay&Be Positive

Il giorno che andò in Sardegna ci resterò un mese e scatterò fotografie a migliaia, ne sono certo.

E' una buona idea....ti aspettiamo!

In questo modo sembra una cosa minacciosa = )

Assolutamente no!!!!! :D

Ah...ci sei arrivato dunque!!!! Bravo.

E si, ho seguito il suggerimento!

Bello.
Un bel posticino da visitare
Bel post

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