"La stampante", sesta puntata

in #ita6 years ago

Alcuni giorni dopo fu la volta di Linda. Non avevano mai avuto grandi rapporti, troppo diverse, pensava Clarissa, ma capitò di seguire un maxi-processo che impegnava a lungo tutti i componenti dello studio.
Linda cercava sempre di andare via prima, era piena di appuntamenti: col parrucchiere, l’estetista, il personal trainer.
O magari suo padre le aveva fatto un bonifico ancora più cospicuo del solito (la famiglia della ragazza viveva all’Isola d’Elba e i genitori erano ricchi gestori di alberghi e stabilimenti balneari, molto generosi con la figlia) e, in tal caso, si dedicava al suo hobby preferito, lo shopping.
Tutto ciò per Clarissa era poco comprensibile. Viveva ancora a casa con i genitori e con i due fratelli gemelli, minori di lei di dieci anni.
Non stavano male, ma neppure si potevano definire ricchi. La madre era medico ospedaliero e il padre aveva un negozio di fotografia, in verità abbastanza in crisi. Non mancava loro niente, ma certo le spese erano misurate. Clarissa, poi, non aveva grandi esigenze. Le sue spese maggiori avvenivano in libreria.
Così, con Linda, non aveva mai avuto argomenti in comune che non fossero strettamente legati al lavoro.
Ma quel giorno, una fredda giornata di marzo, con una gelida pioggia battente, l’avvocato Nasi incaricò loro due di seguire quella fase del maxi-processo.
Così, le due ragazze si trovarono a pranzare insieme in un piccolo ristorante vegano (perché Linda non mangiava carne né derivati).
La loro conversazione languiva fino a che il telefono di Linda squillò.
“No no no!” esclamò la giovane a voce alta.
“E’ ancora lui, il mio ex, Angelo. Io non voglio più saperne, non lo sopporto, e lui continua a cercarmi. Se non la smette, lo denuncio e gli faccio avere un provvedimento restrittivo. Bruno ha detto che mi può aiutare”.
“Sì, certo, se ti stalkerizza o ti segue fai bene. Ma se ti chiama qualche volta, puoi semplicemente bloccarlo. Vedrai che smette”
“Ma Bruno ha detto che ci può pensare lui…”
“Ascolta, Linda, l’avvocato Dondi – a me non riesce di chiamarlo per nome – è molto vanitoso e gli piace pavoneggiarsi. Tu gli hai parlato di Angelo e ha pensato di farsi bello con te. Ma, all’atto pratico, non so se farebbe davvero qualcosa. A me sembra un gran pavone e basta”
“Però è un bell’uomo”
“Sì, non è brutto, ma talmente egotico… Come farà la moglie a sopportarlo? Forse perché lo vede poco”
“Donna fortunata” sospirò Linda.
“Mah. Punti di vista. Comunque non mi pare una gran fortuna essere sposata con un uomo così egocentrico e vanitoso e, si dice, anche donnaiolo”
“Io non ci credo. Con me non ci ha mai provato”
(con tuo sommo dispiacere, si limitò a pensare Clarissa)
“Eppure non mi manca niente- continuò l’altra – Sono stata perfino Miss Portoferraio, anni fa. In tribunale sono tutti innamorati di me”
“Eh beh … - rispose Clarissa – Se lo dici tu …”
“Certo, i cancellieri sospirano quando mi vedono e anche il giudice Blondi è particolarmente gentile con me. Insomma : veramente penso di essere la più bella avvocatessa di questa città”
“Praticante” – precisò Clarissa.
“La questione è irrilevante” le rispose Linda seccata.
La fine del pranzo fu per Clarissa un momento di giubilo : davvero avrebbe evitato in futuro, la collega era un concentrato di vanità e arroganza. Vedeva la realtà con un filtro davvero deformante…
Chissà, forse un giorno sarebbe stata costretta a svegliarsi.

(continua)

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La classica fighetta del foro, che pensa che tutti debbano cadere ai suoi piedi, che se la tira perché è figlia di papà, o, meglio, figlia di genitori.....

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