Serie A, analisi della 11^ giornata - Serie A, Week 11 analysis [Multilanguage]steemCreated with Sketch.

in Italy9 months ago (edited)

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Di spalle, il calciatore dell'Inter, Hakan Çalhanoğlu. Erjonallaraj, CC BY-SA 4.0, da Wikimedia Commons

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A DUE PASSI DAL DUELLO

La vera notizia bomba di questa settimana, ancor prima delle cronache di campo, di cui ci occuperemo tra poco, è il ritiro dalla Serie A di una delle squadre campane, infuriata per la cattiva gestione della FIGC in materia di questioni economiche e per il trattamento ricevuto dai direttori di gara nell'ultima di campionato, quando macroscopici errori arbitrali hanno, a loro dire, falsato l'esito dell'incontro.

Se state pensando al Napoli campione d'Italia, ritirato dal campionato da De Laurentiis a causa del mancato spostamento della prossima gara per l'assenza del centrale difensivo Amir Rrahmani (dovrà recuperare domenica prossima la partita tra la sua nazionale, il Kosovo, e quella israeliana, valevole per la qualificazione ai prossimi campionati europei), o alla Salernitana, costretta a subire la prima rete partenopea nel match dell'ultima giornata
viziata da un evidente fuorigioco, mi spiace dirvi che siete fuori strada.

La Serie A in versione maschile rimarrà fino al termine della stagione (a meno di nuove richieste provenienti dal dittatorello Ceferin) un campionato a venti squadre, con le sue polemiche e i suoi scandali, alcuni interessanti, altri meno, ma per la divisione femminile il rischio di vedere il Pomigliano salutare le altre nove compagne d'avventura praticamente ad inizio stagione è molto alto.

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Il presidente della FIGC, Gabriele Gravina, Quirinale.it, Attribution, via Wikimedia Commons

Le diplomazie federali sono al lavoro per scongiurare l'ennesima figuraccia del calcio italiano, sotto la gestione nefasta di Gabriele Gravina, ma da Pomigliano sembrano intenzionati a rendere ufficiale il ritiro della squadra nelle prossime ore. Alcuni sospettano che si possa trattare di una sceneggiata alla Mourinho, volta a spostare l'attenzione dalla pessima situazione di classifica della squadra, penultima con un solo punto raccolto in sei gare, ma quel che sembra certo è che il calcio femminile, un tempo considerato oasi di pace e sportività, si sta in fretta allineando alle pessime abitudini dei colleghi uomini.

Uomini che vedono anche questa settimana rinnovarsi in testa alla classifica il duello tra le due grandi rivali, Inter e Juventus, entrambe uscite vincitrici dai rispettivi big match di giornata giocati in trasferta, rispettivamente contro Atalanta e Fiorentina. Sebbene la classifica prevede un aggiunta di tre punti sia per i nerazzurri che per i bianconeri, i due successi e il modo in cui sono maturati appaiono profondamente diversi.

La squadra di Simone Inzaghi ha convinto sul difficile terreno di Bergamo per almeno un'ora, chiusa sul doppio vantaggio grazie al rigore siglato da Chalanoglu e allo splendido goal del raddoppio, firmato dal fenomenale Lautaro Martinez, sempre più capocannoniere del campionato.

La reazione atalantina si è rivelata un po' tardiva, anche se molto intensa: dopo il goal di Scamacca che ha dimezzato le distanze, la Dea si è rovesciata in avanti, sfiorando più volte il pareggio, che forse avrebbe anche meritato, se non fosse che nel calcio è spesso questione di centimetri, indovinati dai fuoriclasse e mancati dai "buoni giocatori".

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L'attaccante dell'Atalanta, Gianluca Scamacca. Egghead06, CC BY-SA 4.0, via Wikimedia Commons

L'Inter si ritrova così a quota ventisei punti, potendo contare sul miglior attacco (27 reti segnate), la miglior difesa, alla pari con la Juventus (solo sei reti subite) e nonostante a Bergamo abbia perso per almeno un paio di mesi Pavard, infortunatosi al ginocchio, sulla rosa di gran lunga più forte dell'intera Serie A. Insomma, se Inzaghi fallisse, come due anni fa, l'assalto alla seconda stella, commetterebbe, calcisticamente parlando un delitto imperdonabile.

Un'ultima curiosità riguarda l'arbitro Sozza che ha diretto la partita, milanese di nascita ma già curiosamente spedito ad arbitrare l'Inter in cinque occasioni in carriera. I risultati? Cinque vittorie nerazzurre e altrettanti calci di rigore concessi alla squadra meneghina. Sia chiaro, nessuna allusione (se credessi alla malafede degli arbitri mi concentrerei decisamente di più sul Wrestling), ma se qualcosa di simile fosse capitata un po' più a ovest di Milano, ad esempio con un fischietto torinese, avremmo vissuto di titoloni e interrogazioni parlamentari per mesi.

E a Torino, sponda Juventus, nel frattempo si godono un secondo posto, a due punti dalla capolista, che suona come un mezzo miracolo sportivo. La vittoria 1-0 ottenuta sul campo della Fiorentina ha il sapore del calcio anni sessanta targato Nereo Rocco e del più classico catenaccio all'italiana, voluto fortemente dall'allenatore Max Allegri tanto da cominciare a parlare di difensivismo estremo associato al DNA bianconero.

Se è vero tuttavia che si è giocato per tre quarti di gara praticamente ad una porta, occorre altrettanto riconoscere come la manovra della Fiorentina non sia stata capace di portare nessun reale pericolo dalle parti di Szczesny e che proprio in ripartenza sia toccato ai bianconeri avere le chances più ghiotte di segnare. Detta così sembrerebbe un capolavoro tattico di Allegri, ma cosa sarebbe successo se la squadra, invece di passare in vantaggio dopo dieci minuti, fosse finita sotto nel punteggio, magari anche in maniera rocambolesca?

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L'allenatore Nereo Rocco, portato in trionfo dai calciatori del Milan dopo la vittoria della Coppa delle Coppe del 1968. NL-HaNA, ANEFO / neg. stroken, 1945-1989, 2.24.01.05, item number 921-3775, CC BY-SA 3.0 NL, da Wikimedia Commons

La verità è che quello della Juventus visto a Firenze è stato un assoluto non gioco, che bada esclusivamente a non far manovrare gli avversari. Può andare bene una volta, come contro il Milan, quando ci si è trovati in superiorità numerica; due volte, includendo la Fiorentina, ma pensare di disputare in questo modo anche le restanti gare contro formazioni più quotate (rimangono ad esempio da affrontare nel girone d'andata Inter, Napoli e Roma) significa probabilmente scavarsi la fossa con le proprie mani.

La Juve non ha gli uomini in grado di decidere da soli una partita, né tantomeno l'organico profondo dell'Inter. Comunque vada a finire lo scontro diretto previsto tra due settimane, sembra improbabile sulla lunga distanza che le due squadre possano procedere appaiate, a meno di decisi interventi sul mercato di gennaio, ma servirebbero un paio di mediani dai piedi buoni e altrettanti esterni, in grado magari di saltare l'uomo con regolarità, e con questi chiari di luna la cosa appare impossibile.

Il Milan capolista soltanto fino a poche domeniche fa, ha ceduto di schianto, portando a tre, con la sconfitta casalinga patita per mano dell'Udinese, la striscia di partite senza vittorie in Serie A. Un solo punto degli ultimi nove disponibili e vetta ora distante ben sei lunghezze per la squadra di Pioli, che sembra ogni settimana più di quella precedente aver perso contatto con buona parte dello spogliatoio e della tifoseria.

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L'allenatore del Milan, Stefano Pioli. Football.ua, CC BY-SA 3.0 GFDL, da Wikimedia Commons

La forza del Milan di questi anni, a parte i regali della FIGC e dell'UEFA che gli hanno permesso di qualificarsi in Champions League da quinta in classifica, è sempre stata la capacità di non abbattersi nei momenti bui e di ripartire con grande slancio. Una crisi del genere nel quinquennio milanista targato Pioli sembra difficile da ricordare: per ora l'allenatore emiliano, per volere della dirigenza, appare ancora saldo sulla panchina rossonera, ma la situazione potrebbe anche evolversi negativamente, in caso di ulteriori batoste in Champions League o di altri passi falsi in campionato.

Il Napoli di Garcia sbanca come nelle previsioni il campo della Salernitana (0-2), vincendo in maniera netta e inappuntabile, ma anche in questo caso non si può tacere sul fatto che il primo goal partenopeo, giunto nel primo quarto d'ora di gara, sia stato viziato da un evidente fuorigioco di Oliveira, nell'azione immediatamente precedente.

Impossibile intervenire dalla sala VAR, come da protocollo (il possesso del pallone è cambiato tra le due azioni per qualche istante), ma il guardalinee in campo avrebbe dovuto stoppare l'azione prima che si arrivasse al tiro vincente di Raspadori, per la posizione irregolare piuttosto netta del compagno.

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Giacomo Raspadori, Quirinale.it, Attribution, da Wikimedia Commons

Anche in questo caso, almeno da parte mia, nessun sospetto di malafede rivolto ai direttori di gara, ma con altrettanta certezza il polverone mediatico sollevato nel caso in cui fosse toccato ad un'altra squadra (sempre la stessa) si sarebbe rivelato qualche migliaio di volte più intenso. E anche qualora, sempre la medesima squadra, fosse da tre anni a questa parte quella con più calci di rigore a favore fischiati, ma questa è un'altra storia.

Continua il balletto in classifica delle romane, che si scambiano un'altra volta la posizione. Ora al settimo posto si trova la Roma, vittoriosa con due goal di Lukaku nei minuti di recupero, capaci di ribaltare il vantaggio ospite, mentre altra battuta d'arresto per la Lazio in quel di Bologna, con i felsinei sesti a quota diciotto punti, tre in meno del quarto posto del Napoli.

Il prossimo turno vedrà partite sulla carta favorevoli per le prime due della classe, che ospiteranno Frosinone (Inter) e Cagliari (Juventus), ma sarà anche il week-end del derby capitolino, Lazio-Roma. Nuovo sorpasso in vista al settimo posto, in atteso del sorpasso in vetta? Per scoprire se si tratta di fantascienza oppure no, l'appuntamento è su queste colonne, tra sette giorni!

Statemi bene, alla prossima!

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