RED CARD: L'imbarazzante presidente della FIGC, Gabriele Gravina (multilanguage)

in Italy2 years ago (edited)

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Nemmeno il tempo di occuparci delle incredibili dichiarazioni dell'A.I.A, rilasciate ieri in merito al fattaccio avvenuto sul finale della partita Juventus-Salernitana, che il prode Gabriele Gravina, presidente della Federazione Italiana Gioco Calcio, si è sentito in dovere di dare fiato ai propri polmoni, rilasciando per l'ennesima volta alcune dichiarazioni in grado di gettare benzina sul fuoco.

Già, perché invece che tacere, o al limite chiedere scusa per uno scandalo sportivo che ha fatto il giro d'Europa, trasformando di nuovo le vicende che ruotano attorno al calcio italiano in una divertente macchietta, il numero uno del pallone tricolore ha pensato bene di assolvere tutti i protagonisti in negativo della storia, dall'inetto arbitro Matteo Marcenaro (uno al quale non affideresti nemmeno una bicicletta con le rotelle), al "geniale" Luca Banti, addetto al monitor nell'occasione.

Per Gravina, che sembra aver insistito affinché, come segnale, i due arbitri appena citati non fossero fermati dai designatori arbitrali (auguri a chi se li ritroverà a dirigere le proprie squadre), la colpa di questo errore clamoroso non è da attribuire nemmeno in minima parte a chi ha preso una decisone tanto impattante sul risultato finale in pochi istanti, ma deve ricadere in capo esclusivamente a chi fornisce le immagini alla sala VAR, reo di non aver messo a disposizione quelle corrette.

Una presa di posizione netta e definitiva, con tanto di reprimenda indiretta indirizzata ai bianconeri, invitati a "darsi una calmata" e non sollevare ulteriore polvere sull'episodio. E pazienza che questa moderazione venga invocata soltanto selettivamente, evitando di bacchettare chi, ad esempio, dopo qualche lustro ancora recrimina a cadenza regolare per un mezzo rigore o per un goal fantasma, per di più ininfluenti, classifica alla mano, sull'assegnazione dei titoli; evidentemente alcuni evergreen è bene mantenerli sempre oliati e pronti all'uso, altri metterli subito nel dimenticatoio.

Tuttavia, se l'intervento dell'A.I.A. del giorno precedente si poteva considerare un maldestro tentativo di farsi scudo dalle critiche ricevute, le dichiarazioni del presidente federale appaiono ancora più gravi per due motivi: il primo, perché se fossero vere ammetterebbero implicitamente la perfetta inutilità del VAR (chiamereste come giudice di una gara di pittura un ipovedente?), o in alternativa una condotta ancora più grave degli arbitri, decisi ad annullare un goal convalidato in campo pur sapendo di non avere a disposizione immagini ottimali; il secondo, perché si tratta di acclarate menzogne.

Come ormai dimostrato più volte, la sagoma di Candreva, ultimo uomo della Salernitana nei pressi della linea di fondo, che teneva in gioco tutti gli avversari, era ben visibile in tutte le immagini messe a disposizione della sala VAR, e sebbene non fosse utilizzabile dal software per il tracciamento delle linee (anche qui ci sarebbe da domandarsi il perché), poteva e doveva far scattare nella testa degli arbitri un gigantesco campanello d'allarme e far propendere per la conferma della decisione presa sul campo dal guardalinee, che correttamente non aveva segnalato il fuorigioco (per di più ininfluente).

In altre parole, lezione uno di pagina uno del manuale utilizzato nel corso per arbitri e assistenti di linea: sul calcio d'angolo, verificare sempre in primis la posizione di un eventuale difensore nei pressi del punto di battuta. Ma il "Questa è casa mia, e qui comando io", rappresenta il tipico atteggiamento di un personaggio come Gravina, che invece di rimanere super partes nelle dispute che riguardano alcuni affiliati alla Federazione (lo sono sia arbitri che squadre di calcio), preferisce prendere posizione in maniera netta per una delle due, schierandosi di conseguenza contro quella che guarda caso aveva già minacciato di esclusione dal campionato al momento dell'annuncio della nascita della Super League.

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Joe McGinnis, public domain image

Da in dubio pro reo a in dubio contra Juventus il passo è breve. Naturalmente si scherza, ma una sostanziosa mano per conoscere qualcosa in più su Gabriele Gravina del resto, ce l'ha fornita già diversi anni prima lo scrittore statunitense Joe McGinniss, che sbarcato in Italia nel 1996 per intervistare il connazionale Alexi Lalas, all'epoca giocatore del Padova, finirà per intrattenersi da noi un'intera stagione, affascinato dalla favola del Castel Di Sangro.

La squadra del più piccolo centro abitato ad aver mai raggiunto la Serie B (il paese abruzzese può contare su una popolazione di circa cinquemila persone) vedeva all'epoca comparire tra i proprietari i nomi di due imprenditori piuttosto misteriosi: Pietro Rezza, descritto come una sorta di self made man spuntato fuori dal nulla, e il marito della nipote, tale Gabriele Gravina, conosciuto nell'ambito accademico e affaristico abruzzese per la sua totale assenza di scrupoli nell'inseguire i propri obiettivi.

Nei suoi anni al Castel di Sangro, utilizzati più che altro come vetrina per il raggiungimento di incarichi sempre più prestigiosi tra sport e politica, l'attuale numero uno della FIGC è riuscito ad essere in qualche modo accostato, direttamente o indirettamente, a diversi scandali, finiti tutti nel libro di McGinnis. Non manca nulla, da strani intrecci erotici a giri di droga, passando per l'improvvisa morte in un incidente stradale di due calciatori della squadra fino alla clamorosa diagnosi errata dei medici sociali del club, capace di far rischiare la vita all'attaccante Giacomo Galli.

Il presidente delle riforme solo annunciate ma mai messe in atto, è riuscito ad aggiungere con le dichiarazioni di ieri un'ulteriore perla al suo curriculum da capo della federazione, fin qui arricchito solo di un paio di decisioni piuttosto impopolari, come quelle sulle multiproprietà e sull'indice di liquidità delle squadre, entrambe severe e inflessibili soltanto fin quando non si sono scontrate con gli interessi dei soliti intoccabili, De Laurentiis e Lotito.

Quando il pesce puzza, lo fa partendo dalla testa. Vi prego, fin quando saremo circondati da elementi simili, evitiamo di chiederci come mai il campionato più incerto d'Europa venga ormai considerato di quarta fascia e superato nella vendita dei diritti televisivi persino dalla noiosissima Bundesliga.

Alla prossima.

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 2 years ago 

Che schifo!
C'è poco da dire, con tutto lo schifo che ruota intorno al calcio e le brutte persone che fanno il bello e il cattivo tempo non andrebbe più seguito!
Tutto questo esiste perchè circolano tantissimi soldi e sanno che i tifosi malgrado tutto non smetteranno mai di seguire la propria squadra del cuore!

Tra l'altro, a supporto di quanto dici, mi sono dimenticato di citare pure una presunta combine, dato che il Castel di Sangro, già salvo, a quanto pare si vendette l'ultima partita giocata in casa del Bari, che aveva assoluta necessita di vincere per essere promosso in Serie A.
Purtroppo alcune cose "storte" sono talmente palesi, nel calcio così come in tutti gli altri settori, da essere impossibile che non ci sia dietro una precisa volontà.

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