Orsato chiede il commissariamento dell'AIA - Orsato calls for AIA commissioner

Negli scorsi giorni, complici le vacanze pasquali e la solita attenzione selettiva di alcuni quotidiani sportivi (fogliaccio rosa in testa), è passata sotto traccia, quasi come un pesce di aprile qualunque, una notizia piuttosto esplosiva.

Nel caso ve lo stiate chiedendo, non stiamo parlando dell'improvviso innamoramento di De Laurentiis per il Direttore Sportivo della Juvenus, Giovanni Manna, descritto di colpo dalle cronache come un fenomenale esperto di mercato (com'era quella cosa del "se avessi saputo che era juventino"?), né del ritorno al successo degli zombies allenati da Massimiliano Allegri o delle singolari scelte del VAR, che giudicano in maniera diametralmente opposta episodi simili in nemmeno 24 ore di tempo.

Esiste infatti qualcosa di potenzialmente devastante per tutto il mondo del calcio italiano e forse per questo motivo tenuto il più possibile nascosto: Daniele Orsato, capo delegazione degli arbitri italiani, si sarebbe recato in prima persona dal presidente della FIGC, Gabriele Gravina, per chiedere il commissariamento dell'AIA.

Il motivo è presto spiegato: come anticipato in parte dei servizi andati in onda nella trasmissione "Le Iene", i fischi degli arbitri, in questo particolare momento storico, non sarebbero orientati esclusivamente ad una corretta conduzione di quanto accade in campo, ma influenzati spesso da questioni di politica interna.

Tra le ex giacchette nere esisterebbero, questa la teoria, dei veri e propri clan, volti a favorire gli avanzamenti di carriera dei membri "interni" e ad ostacolare quella dei "rivali". Lo strumento utilizzato per questo scopo sarebbe per lo più il VAR, chiamato a vivisezionare ogni singola mossa di un eventuale arbitro "nemico", ma portato a chiudere entrambi gli occhi se a fischiare è un collega dello stesso schieramento.

Uno scenario che, se confermato, avrebbe gli effetti di un vero e proprio terremoto perché si tradurrebbe immediatamente in un fondato sospetto di alterazione dei risultati. Non è un caso infatti che Gravina, all'indomani dell'uscita di queste indiscrezioni, ci abbia tenuto a rivestire i panni del pompiere e a precisare come in realtà Orsato non abbia mai avanzato una richiesta simile.

Solo che, come spesso si suole ricordare, le bugie hanno le gambe corte e la toppa messa alla vicenda dal presidente federale è sembrata a tutti peggiore del buco. Queste le sue dichiarazioni testuali, tratte dalla conferenza stampa successiva al consiglio federale tenutosi lo scorso 27 marzo:

Daniele Orsato non si è mai permesso di chiedermi il commissariamento dell'Associazione italiana arbitri (Aia). Ha solo evidenziato legittimamente un'insicurezza nell'arbitrare certe partite, perché puntualmente il conflitto di politica interna all'associazione genera tensioni che ricadono sugli arbitri. LINK

Insomma, una specie di negazione capace tuttavia di confermare indirettamente buona parte del marcio emerso fino ad oggi. Forse Gravina non si è accorto che, commissariamento o meno, se i conflitti di politica interna dispongono effettivamente del potenziale di condizionare i risultati del campo, ci troviamo di fronte ad un qualcosa di una gravità inaudita e che andrebbe combattuto con un atteggiamento opposto alla leggerezza mostrata di fronte ai giornalisti.

Il numero uno della FIGC dovrebbe mostrare un briciolo di onestà intellettuale, prendendo atto di come sotto la sua gestione una componente fondamentale come quella arbitrale abbia completamente "sbracato" e si sia resa ridicola con decisioni e scelte incomprensibili durante tutto il campionato, minando la credibilità del sistema.

Poi, almeno secondo il modesto parere di chi vi scrive, dovrebbe finalmente concretizzare la tanto promessa riforma delle elezioni degli organi arbitrali, allargando il voto a tutti gli affiliati e non solo a pochi delegati, cosa che potrebbe cominciare a dare meno importanza a determinati personaggi.

E infine, in un sussulto di dignità, dimettersi, per lo stato disastroso in cui versa tutto il calcio italiano dal giorno della sua sciagurata elezione. Ma questa è un'altra storia.

Statemi bene, alla prossima!