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ITALIA - SVIZZERA 0-2

Purtroppo, da inguaribile romantico, ero davvero convinto che lo scampato pericolo, incarnato nel goal di Zaccagni con la Croazia, sarebbe servito da catalizzatore per una seconda parte di torneo memorabile da parte degli azzurri.

Noi, che avevamo guardato lo spettro di una clamorosa eliminazione in faccia, salvandoci all'ultimo secondo, come succede nei film avremmo dovuto reagire con tutta la forza contenuta nelle nostre viscere, per dimostrare alla sorte che, da campioni in carica, la pelle sappiamo salvarcela da soli.

Ma questa è la vita reale e, come una doccia gelata, è arrivata la più brutta prestazione dell'Italia degli ultimi trent'anni, con annessa sconfitta netta (0-2) ed eliminazione, rimediate per mano della squadra diventata in breve la nostra "bestia nera". Che non si chiama Spagna, Francia o Inghilterra, ma Svizzera. Un chiaro segnale dei tempi che corrono.

_{Granit Xhaka, Кирилл Венедиктов, CC BY-SA 3.0 GFDL, da Wikimedia Commons}

Gli azzurri non hanno solo perso, sono stati umiliati. La squadra ha dato la sensazione di non averne né da un punto di vista fisico né da quello mentale, surclassata da avversari ordinati e messi bene in campo, orchestrati come sempre dalle grandi qualità di palleggio del trentaduenne Xhaka, di una paio di spanne superiore a tutti i membri del centrocampo italiano, ma che difficilmente si possono definire una delle nazionali top d'Europa.

E' la sconfitta di Spalletti, confusionario nella scelta degli uomini e dei moduli sempre diversi con i quali ha mandato in campo la sua creatura, ma anche del tanto decantato "blocco Inter", che secondo il Commissario Tecnico non aveva nulla da invidiare a quello della Juve del 1982. Senza andare troppo lontano, e senza scomodare ovviamente campioni inarrivabili, pure i livelli di Bonucci e Chiellini del 2021 sembrano un miraggio.

Ma il vero colpevole di questa ennesima disfatta annunciata (e ora attenzione all'uscita dalla top 10 FIFA in ottica sorteggio qualificazioni mondiali) era e resta colui che ha trasformato il calcio italiano in un misto di clientele, conflitti di interessi e scandali, il presidente federale, Gabriele Gravina. Che ovviamente, come abbiamo appreso dalla conferenza stampa di oggi, di dimettersi e mollare quella poltrona dorata, non ci pensa nemmeno.

_{Il Commissario Tecnico della nazionale italiana, Luciano Spalletti. Quirinale.it, Attribution, da Wikimedia Commons}

Come da copione, anche oggi si è tornati a blaterare di riforme, partorendo come pensata più alta l'istituzione di un tavolo consiliare composto da cinque tecnici della Serie A, volto all'individuazione dei migliori giovani del campionato. Come se non rientrasse già nei compiti del CT, degli altri allenatori federali e dei loro consiglieri.

Signori, questo è l'infimo livello al quale questo squallido personaggio ci ha ridotti. Il calcio italiano oggi non forma più tecnici, non investe sui giovani, e non ha alcuna prospettiva futura di crescita. E questo nonostante a livello giovanile, under 17, under 19 e under 20, le nazionali italiane abbiano ottenuto straordinari risultati, a testimonianza di una passione e di un movimento che arde ancora sotto la spessa cenere.

A differenza di quanto accade all'estero, i ragazzi più forti non vedono la prima squadra nemmeno con il binocolo, perché chiusi da una marea di mediocri stranieri, più convenienti da un punto di vista economico. Qualche sbocco in più ce l'hanno le società che si sono dotate di seconde squadre (Juventus, Milan ed Atalanta), ma sono ancora troppo poche per sperare in un cambiamento a livello nazionale.

L'Italia paga tutti gli intrallazzi di Gravina, partendo dallo smaccato connubio col mondo Inter (accanto al numero uno della FIGC in Germania è stato costantemente presente, non si comprende in quale veste, il presidente nerazzurro, Beppe Marotta), per arrivare alla guerra per commissione dichiarata alla Juventus la scorsa stagione.

E quando in un sistema si sceglie deliberatamente, per ottenere favori e vantaggi personali (come ad esempio la vicepresidenza UEFA), di salvare qualcuno e distruggere qualcun altro, rinunciando quindi all'imparzialità nell'amministrare la cosa pubblica, l'abisso non può che essere dietro l'angolo.

In un mondo normale e di fronte a persone dotate di onestà intellettuale, Gravina avrebbe annunciato le sue dimissioni già da qualche anno. Nel nostro, evidentemente conviene al sistema reggente la baracca, che preferisce le multiproprietà alle seconde squadre e non vuole troppi controlli finanziari, che rimanga al suo posto il più a lungo possibile, anche a scapito della nazionale. Della quale, tra una settimana, tornerà a non importare più nulla a nessuno.

P.S. Spalletti nel dopogara ha parlato apertamente di condizionamenti: si riferiva alla presenza di Marotta e all'"obbligo" di schierare sempre titolari un buon numero di giocatori dell'Inter?

_{Image by freepik}

• Donnarumma 8 - Altra partita da fenomeno, che tuttavia non basta ad evitare la disfatta.
• Di Lorenzo 4,5 - Patisce Vargas più o meno come fatto con Nico Williams nella gara con la Spagna, non riuscendo a prenderlo mai.
• Bastoni 5 - Molle come tutta la retroguardia azzurra.
• Mancini 5 - Spesso fuori posizione. Spaesato.
• Darmian 4 - Imbarazzante, forse la scelta tecnica peggiore dell'Europeo azzurro.
• Fagioli 5 - Dovrebbe prendere in mano la squadra, ma evidentemente non ne ha ancora la personalità e non rischia quasi mai la giocata.
• Barella 4,5 - L'ombra del giocatore visto in campionato, perde ogni duello in mezzo al campo.
• Cristante 5 - Ci prova più degli altri, ma si trova in mezzo al nulla cosmico.
• Chiesa 5 - L'impegno ce lo mette, ma sbatte continuamente contro i difensori svizzeri, incapace di trovare soluzioni diverse alla corsa a testa bassa.
• Scamacca 4,5 - Tocca pochissimi palloni, ancora meno in maniera utile.
• El Shaarawy 4 - Inutile con un frigorifero al Polo Nord.

Subentrati

• Retegui 5 - Almeno, a differenza di Scamacca, si muove.
• Zaccagni 5,5 - Sembra il più voglioso di tutti, forse era il caso di concedergli qualche chances in più.
• Cambiaso 5 - Non incide come vorrebbe il tecnico e finisce per perdersi ben presto.
• Pellegrini 5,5 - Affianca Fagioli per provare a spronarlo e seppur giochi solo un quarto d'ora cerca più soluzioni di lui.
• Frattesi sv - "Poteva entrare prima", il commento del cronista RAI. Come se in altre occasioni non avesse combinato più danni che cose utili.

Statemi bene, alla prossima!

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