Il vaso di Pandora perde di nuovo il tappo

Uno dei miti più famosi dell'antica Grecia è di certo quello relativo al cosiddetto vaso di Pandora. Prima di studiarla in maniera un po' più approfondita a scuola, questa storiella era già nota a me e mio fratello fin dalla tenera età, poiché contenuta all'interno della raccolta "I Raccontastorie", una serie di audiocassette vendute in edicola e che i nostri genitori avevano deciso di regalarci.

La vicenda veniva narrata ovviamente in maniera più addolcita e modernizzata, dato che nel mito originale si raccontano le disavventure di Pandora, la prima donna mortale, recapitata sulla Terra da Zeus per vendicarsi di Prometeo e del suo furto del fuoco, regalato agli umani. Il padre degli dei, ben conoscendone le debolezze, aveva deciso di regalarle un vaso contente all'apparenza del grano, con la raccomandazione di non aprirlo.

Tuttavia Pandora, incapace di resistere alla sua curiosità, finì per disobbedire e per aprire ugualmente il vaso, lasciando uscire in realtà tutti i mali del mondo. L'espressione "aprire il vaso di Pandora", al giorno d'oggi, ha assunto un significato metaforico piuttosto preciso ed indica il momento in cui, la rivelazione di un fatto o di una notizia riesce a far venir fuori tanti altri aspetti poco piacevoli fino a quel momento rimasti nascosti.

_{Il presidente dell'Inter, Steven Zhang. Quirinale.it, Attribution, da Wikimedia Commons}

Nel mondo del calcio, l'attuale situazione finanziaria dell'Inter assomiglia ogni giorno sempre di più al contenuto del vaso di Pandora, un qualcosa che tutti conoscono, o quanto meno sospettano, ma che si preferisce tenere bel al sicuro sotto uno spesso tappo di omertà.

A scollare il coperchio dal suo contenitore potrebbe averci pensato la Fondazione Jdentità bianconera, che ha inviato alle Procure di Milano e Roma, oltre che al Ministero delle Finanze, al procuratore federale e alla COVISOC (la società che vigila sulle società calcistiche) un esposto di oltre sessanta pagine, nel quale si sostiene come la società nerazzurra non disponga delle condizioni minime necessarie per l'iscrizione al campionato già da diversi anni.

Se nel fantastico mondo della rosea, nel quale il desaparecido Zhang è a colloquio giornaliero con Marotta e Ausilio, e Oaktree prega un giorno sì e uno pure l'Inter di accettare altri soldi per rinnovare il prestito, questi non sono mai stati argomenti degni di nota, in alcune testate giornalistiche o in analoghe trasmissioni televisive il discorso è già stato accennato in precedenza.

_{Image by freepik}

Mai tuttavia lo si è fatto in maniera approfondita e circostanziata come in questo caso, grazie ad un pool di avvocati, commercialisti ed esperti impegnato da settimane nell'analizzare bilanci e regolamenti al fine di compiere un passo che potrebbe, qualora si rivelasse una bolla di sapone, compromettere addirittura intere carriere.

All'Inter viene in prima istanza contestata la mancanza della continuità aziendale (la capacità di poter garantire la sostenibilità degli impegni economici presi), requisito fondamentale per l'iscrizione al campionato e per il rispetto del fair play finanziario voluto dall'UEFA.

Ad oggi infatti risulta che la maggioranza delle quote della società nerazzurra appartenga ad una holding registrata in Lussemburgo, la Grand Tower S.R.L., che tuttavia in questi anni non ha mai presentato un bilancio, ma avrà l'onere di rimborsare a giungno i 380 milioni di prestito concessi da Oaktree.

_{Werner100359, CC BY-SA 4.0, da Wikimedia Commons}

Gli ultimi sei bilanci dell'Inter registrano forti perdite, ma a differenza di quanto fatto in altre piazze, dove il rosso è stato ripianato dalle immissioni di denaro fresco da parte della proprietà, questo non sembra essere mai avvenuto. Inoltre gli oneri finanziari, ovvero i costi sostenuti dall'azienda sulla base della propria attività finanziaria, per i nerazzurri sfiorano il 10% del fatturato, ben oltre quel 2% che viene considerato il limite accettabile prima di un probabile dafault.

Sulle colonne di Tuttosport^[1], l'unico quotidiano sportivo ad aver fino ad oggi dato risalto alla notizia, si è cominciato a ragionare sulle possibili conseguenze per l'Inter, qualora i sospetti emersi dovessero essere confermati e gli scenari non appaiono affatto rassicuranti: si va dalla perdita dei risultati sportivi conseguiti nei campionati presi in esame (un paio di scudetti e di Coppe Italia) fino alla retrocessione in Serie B.

Indubbiamente una situazione complicata, ma analizzando i fatti e alla luce anche dei precedenti che hanno coinvolto la società nerazzurra con la giustizia sportiva dal 2006 in poi, dubito che si arriverà a qualche provvedimento. Come si potrebbe infatti giustificare una colossale dormita di tutti gli organi preposti alla vigilanza se si ammettesse che una semplice fondazione di tifosi ha svolto il lavoro di controllo in maniera molto più approfondita di chi per questo viene pagato?

E in fondo meglio così. Premesso che queste tesi devono ovviamente trovare qualche giudice che le confermi prima di essere prese per buone, i rivali è molto meglio batterli in campo che nelle aule dei tribunali. Nello sport, almeno, dovrebbe sempre funzionare così.

[1] - LINK all'articolo di Tuttosport

Statemi bene, alla prossima!