Bisogna saper perdere, ma anche saper vincere non guasterebbe [#Steemexclusive]

in Italy3 years ago (edited)

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Come da pronostico i campioni d'Italia dell'Inter sono riusciti ieri sera ad alzare al cielo di San Siro la Supercoppa italiana, battendo 2-1 ai tempi supplementari la Juventus. Un goal dell'attaccante cileno, Alexis Sanchez, giunto grazie al pasticcio difensivo della retroguardia bianconera, quando ormai tutti gli spettatori e gli addetti ai lavori si stavano apprestando ad assistere all'epilogo dei tiri dal dischetto, ha così aggiunto nella bacheca interista, per la sesta volta, il terzo trofeo per importanza del panorama italiano, "regalando" ai rivali invece l'ottava sconfitta in finale.

Gli undici punti di distacco in classifica (elevabili potenzialmente a quattordici quando l'Inter recupererà la gara con il Bologna) e l'inizio scoppiettante dei padroni di casa, avevano lasciato inizialmente pensare ad una gara decisamente meno equilibrata; invece, forse per la prima volta in stagione, gli uomini di Allegri sono riusciti ad affrontare la sfida con coraggio, evitando di rinchiudersi nella propria trequarti e provando ad andare a prendere gli avversari con un pressing alto e attento.

Naturalmente, quando si affronta una squadra dotata di maggior qualità e capacità di palleggio, i momenti della partita in cui si è costretti a difendersi davanti alla propria porta devono considerarsi parte inevitabile della contesa: così è stato per il club piemontese, tuttavia sempre piuttosto lucido, grazie anche al rientro di capitan Giorgio Chiellini, almeno fino allo sciagurato errore in area di Alex Sandro, che al centoventunesimo minuto ha consegnato la coppa ad Inzaghi e i suoi.

Un conto tuttavia è affrontare un avversario indossando il casco e lo scudo, sperando che le sue pallonate non facciano troppo male, un altro e provare a ribattere nei momenti della partita in cui si ha occasione di farlo. Trasferendoci idealmente su un ring, ai punti l'Inter avrebbe catturato la vittoria per due giudici su tre, o forse un verdetto finale di parità, capace di descrivere meglio l'andamento della gara, ma in alcuni tratti della partita i bianconeri si sono addirittura fatti preferire, mandando l'avversario in confusione.

Dopo il primo quarto d'ora, nel quale solo l'assenza di John Wayne ha impedito al pubblico di trovarsi di fronte ad una sorta di replica dell'assalto a Fort Apache, Madama ha probabilmente letto come un segno del destino quello zero ancora presente nella casella dei goal subiti, scoprendo che, se proprio si doveva perdere, tanto valeva farlo provando anche a restituire qualche schiaffone.

E così ci si è accorti che la squadra campione d'Italia, per quanto fortissima (la logica sviluppata da noi negli ultimi anni impone pertanto che farà un sol boccone anche del Liverpool, in Champions League), poteva anche barcollare, quando minata nelle proprie certezze. Il goal del vantaggio bianconero, giunto al culmine di un mini periodo di dominio, durato una decina di minuti, è stato tuttavia buttato alle ortiche dalla banda diretta da Max Allegri, colpevole di regalare agli avversari un calcio di rigore con un pallone piuttosto innocuo avviato verso il fondo del campo.

La girandola di cambi avvenuti nel corso della ripresa hanno ridotto un po' il gap tra le due sfidanti e riequilibrato il livello di forze in campo. I venti minuti finali e i due tempi supplementari sono trascorsi così senza grossi scossoni, fino appunto al secondo regalo bianconero della serata, con Alex Sandro che invece di rinviare lontano l'ultimo pallone della partita ha deciso di fermarlo per l'accorrente Sanchez, abile ad inserirsi davanti ad un sempre spaesato Rugani.

Alla fine della fiera, è terminata come tutti si aspettavano, anche se il susseguirsi degli eventi ha preso una piega non proprio prevista. Per non buttare del tutto nello sciacquone questi 120 minuti, la Vecchia Signora dovrà ripartire dal cuore e dall'atteggiamento visti a San Siro: perdere contro chi si dimostra più forte ci sta, l'importante è farlo dopo avergli fatto sudare la maglietta il più possibile ed essersi giocati al meglio le proprie carte.

E poi, non meno importante, occorre stringergli la mano, riconoscendo le sue qualità, senza appellarsi ad alibi fantasiosi o episodi dalla dubbia lettura, come erano soliti fare gli altri, fino a poco tempo fa, a parti invertite. Il bello dello sport è anche questo, vedere un avversario con il tricolore sul petto, avviato verso un più che probabile bis, festeggiare come non mai una vittoria in Supercoppa, perché ottenuta contro uno storico rivale.

Il grande Lucio Dalla ci istruiva, in un suo famoso brano del 1967 , su quanto importante fosse saper perdere, anche se a volte a qualcuno servirebbe qualche lezione più sull'evento opposto: festeggiare una vittoria è lecito, irridere l'avversario molto meno, e i saltellamenti dei giocatori interisti sotto la propria curva al coro "chi non salta bianconero è", rappresentano di gran lunga la cosa peggiore della serata. Ma mi rendo conto che, a determinate latitudini d'Italia, forse concetti del genere troppo grandi. Viva il calcio.



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Cosa posso dirvi... il calcio è così, chi l'avrebbe mai immaginato che poiché Alex Sandro non controllava bene la palla, ha lasciato la palla ad Alexis Sánchez in una ciotola d'argento, tutto sembrava andare ai rigori e per me è così sarebbe stato più giusto perché la partita che era stata giocata, ma questo è il calcio e l'Inter è campione.

Sicuramente ha vinto la squadra più forte, o quantomeno la più furba nello sfruttare le disattenzioni dell'avversario 😉

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